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Luca Talotta
31 lug 2025
Amazon ha scelto Milano per lanciare in prima assoluta europea le consegne in giornata tramite veicoli elettrici di micromobilità. Una notizia che, se da un lato rappresenta un passo concreto verso la mobilità urbana sostenibile, dall’altro solleva un interrogativo: possibile che a investire con visione nel futuro della logistica urbana sia ancora solo un colosso privato?
Il servizio Same Day, operativo già da anni in diverse aree metropolitane statunitensi, arriva dunque a Milano con una declinazione ecologica che esclude completamente le emissioni allo scarico, grazie all’impiego di cargo scooter elettrici. Il tutto è reso possibile dall’hub cittadino di micromobilità lanciato da Amazon nel 2022, che oggi rappresenta il cuore operativo dell’iniziativa.
E se Amazon accelera, la pubblica amministrazione resta al palo. Nessun supporto tangibile, nessuna regia strategica per coordinare questo tipo di iniziative nel quadro di un piano integrato per la mobilità urbana. Tutto demandato al privato. E noi automobilisti – quelli veri, quelli che ogni giorno affrontano zone a traffico limitato, multe, lavori in corso infiniti e servizi pubblici spesso inefficienti – dove siamo in questa transizione?
L’intera Area C di Milano, oltre ad alcune zone con particolari criticità logistiche (Navigli, Corso Buenos Aires), sarà servita da questi veicoli agili, silenziosi e a zero emissioni, che consentono consegne rapide anche nelle vie più strette o soggette a limiti di parcheggio.
Le consegne in giornata, incluse gratuitamente per i clienti Prime su ordini idonei, rappresentano un’evoluzione del servizio già disponibile da tempo. Ma la vera novità è l’adozione al 100% di cargo scooter elettrici per coprire l’intero servizio nella cerchia centrale.
L’esperienza dell’utente ne guadagna in velocità e precisione, ma la città nel suo complesso beneficia anche in termini di riduzione del traffico, abbattimento delle emissioni e maggiore fluidità nelle consegne. Un modello virtuoso che, se fosse adottato su larga scala da altri operatori, potrebbe rivoluzionare davvero la logistica dell’ultimo miglio.
Nel 2022 Amazon ha annunciato un piano da 1 miliardo di euro per decarbonizzare la rete logistica dei propri partner europei. In Italia oggi sono sette le città coinvolte in questo processo: Milano, Napoli, Genova, Bologna, Roma, Trento e Firenze.
E mentre Amazon installa hub, acquista veicoli green e assume corrieri a norma di contratto (livello G1 del CCNL Trasporto e Logistica), il settore pubblico non solo non incentiva, ma spesso ostacola. Basta vedere le difficoltà burocratiche per accedere ai bonus veicoli commerciali elettrici, o la mancanza di infrastrutture di ricarica adeguate per i professionisti del trasporto.
Ci vogliono decisioni politiche coraggiose, incentivi fiscali reali e una visione strategica nazionale sulla logistica sostenibile. Altrimenti continueremo a dipendere dalle multinazionali per migliorare le nostre città, mentre il trasporto pubblico arranca e i piccoli operatori sono lasciati a loro stessi.
I cargo scooter elettrici, così come le cargo bike, rappresentano un’alternativa concreta ai furgoni diesel nei centri urbani. Manovrabilità, dimensioni contenute, costi di esercizio ridotti e impatto ambientale quasi nullo li rendono perfetti per le consegne dell’ultimo miglio, ovvero quell’ultimo tratto logistico che dalla piattaforma arriva direttamente al cliente.
Amazon ha intuito da tempo che è proprio su quell’ultimo chilometro che si gioca la partita della sostenibilità e dell’efficienza. Ma dove sono gli incentivi per artigiani, negozianti e corrieri indipendenti? Perché uno deve essere un gigante americano per poter accedere a soluzioni tecnologicamente avanzate e davvero sostenibili?
Non possiamo che accogliere positivamente questo passo di Amazon. È un’azione concreta, tangibile, che fa bene alla città, all’ambiente e agli utenti. Ma se pensiamo che basti il gesto di una singola azienda per cambiare il volto della mobilità urbana, ci sbagliamo di grosso.
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