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Autovelox spenti da ottobre: lo Stato rischia il caos e a pagare saranno gli automobilisti

Se il Mit non interviene entro il 19 agosto con il decreto attuativo, da ottobre migliaia di autovelox rischiano di diventare illegittimi. I Comuni sono con le mani legate e il Codacons lancia l’allarme: «Siamo al paradosso burocratico».
Autovelox spenti da ottobre: lo Stato rischia il caos e a pagare saranno gli automobilisti
© Viktor Rejent

Luca TalottaLuca Talotta

14 ago 2025 (Aggiornato alle 15:17)

Non è uno scherzo né una provocazione: dal prossimo ottobre tutti gli autovelox in Italia potrebbero essere spenti, resi inutilizzabili per legge. E non perché qualcuno abbia deciso di porre fine a un sistema che, negli anni, si è trasformato più in una tassa occulta che in uno strumento per la sicurezza. Ma per l’ennesimo cortocircuito legislativo, dove lo Stato detta le regole e poi dimentica di fornire gli strumenti per farle rispettare.

La denuncia arriva dal Codacons, che lancia un grido d’allarme forte e chiaro: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha tempo fino al 19 agosto per approvare il decreto attuativo previsto dal decreto Infrastrutture, altrimenti da metà ottobre tutti gli autovelox – in assenza di regolare censimento – dovranno essere spenti.

L’assurdo meccanismo che blocca i controlli

Il decreto Infrastrutture, entrato in vigore il 20 luglio scorso, prevede che Comuni, Province e Regioni comunichino al Mit – entro 60 giorni dalla pubblicazione del modulo digitale – l’elenco dettagliato di tutti gli autovelox presenti sul proprio territorio, con localizzazione, dati tecnici, modello, conformità e omologazione.

Il modulo però ancora non esiste. Perché manca proprio quel decreto attuativo che dovrebbe fornire ai Comuni il formato per l’invio dei dati. Senza quel modulo, non c’è modo legale per trasmettere le informazioni richieste. E senza la trasmissione, le apparecchiature diventano di fatto inutilizzabili.

«Siamo alla follia istituzionale – tuona il Codacons – gli enti locali vorrebbero rispettare la legge, ma non possono farlo per colpa di un ritardo ministeriale. Intanto si avvicina una scadenza che rischia di mandare in tilt il sistema dei controlli stradali».

Una questione di sicurezza (non solo di multe)

E qui sta il vero nodo della questione. Perché se da un lato molti automobilisti potrebbero vedere con favore lo spegnimento degli autovelox – spesso percepiti più come strumenti per fare cassa che per ridurre la velocità – dall’altro non si può ignorare il rischio concreto per la sicurezza stradale.

I dispositivi di controllo, se usati correttamente e con trasparenza, servono a prevenire incidenti, salvare vite e disciplinare la circolazione. Ma se vengono installati in modo irregolare, nascosti dietro una curva o in punti dove non c’è alcun pericolo reale, allora diventano solo un modo per fare cassa alle spalle degli automobilisti.

È proprio per mettere fine a questa giungla che era nato l’obbligo di censimento. Ma ora che gli enti locali sono con le mani legate per colpa dell’inerzia ministeriale, il rischio è che tutto si blocchi. E, ancora una volta, a farne le spese saranno gli automobilisti.

Comuni in difficoltà: senza modulo, è impossibile agire

Secondo la normativa, il Mit doveva predisporre entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge (cioè entro il 19 agosto) un modulo digitale unico per consentire a Comuni, Province e Regioni di inviare le informazioni richieste. Ma ad oggi tutto tace.

Il silenzio del Ministero paralizza gli enti locali. Anche quelli virtuosi, pronti a collaborare, non possono adempiere all’obbligo senza uno strumento ufficiale. E così, se non arriverà in tempo il decreto, scatterà l’automatismo previsto dalla legge: autovelox non censiti = autovelox spenti.

Un cortocircuito normativo che, come sottolinea il Codacons, si traduce in un «paradosso grottesco» tipicamente italiano: lo Stato impone una norma senza fornire i mezzi per applicarla, mentre chi prova a rispettarla resta ostaggio dell’inerzia della burocrazia.

Ma quali autovelox verrebbero spenti? Sfoglia per continuare a leggere (1/2)

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