Prima area di servizio esclusiva per auto elettriche: un passo avanti in Valle d’Aosta

L’autostrada A5 ospita la nuova stazione da 5.500 m² con 27 stalli e 7 colonnine ultra-veloci: un modello per la mobilità elettrica in Italia.
Prima area di servizio esclusiva per auto elettriche: un passo avanti in Valle d’Aosta
© Cuttersnap

Luca TalottaLuca Talotta

Pubblicato il 27 ottobre 2025, 11:54

La mobilità elettrica in Italia compie un significativo avanzamento: in Les Îles de Brissogne Sud (Valle d’Aosta), lungo la Autostrada A5 (Quincinetto-Aosta), è stata inaugurata il 14 ottobre 2025 la prima stazione autostradale italiana interamente riservata ai veicoli elettrici.  

La struttura si estende su 5.500 metri quadrati, dispone di 27 stalli di sosta e sette colonnine di ricarica – di cui sei ultra-fast da 350 kW e una da 50 kW.  

Due delle postazioni sono progettate anche per mezzi pesanti, segno della volontà di includere anche il trasporto commerciale verso l’elettrificazione.  

 

 

Perché questa scelta in Valle d’Aosta

 

 

La localizzazione non è casuale: la Valle d’Aosta rappresenta un corridoio strategico che collega l’Italia con Francia e Svizzera, rendendo l’asse autostradale A5 un punto nevralgico per il traffico transalpino.  

Inoltre, la regione vanta politiche ambientali avanzate e una sensibilità crescente verso la mobilità a basse emissioni, rendendo questo progetto un banco di prova ideale.  

 

 

Implicazioni per il mercato dell’auto elettrica

 

 

L’installazione di questa stazione rappresenta diversi segnali importanti per il settore:

 

  • Un modello che conferma che l’infrastruttura di ricarica rapida può e deve espandersi lungo le arterie principali per rendere l’auto elettrica competitiva su lunga percorrenza.

  • La presenza di colonnine ultra-fast da 350 kW è indicativa del fatto che i tempi di ricarica stanno diventando più accettabili anche per l’utente medio.  

  • Il fatto che siano previste ulteriori sei colonnine aggiuntive in futuro testimonia che la domanda è attesa in crescita.  

    Dal punto di vista del mercato, secondo dati aggiornati al 30 settembre 2025, in Italia circolano circa 333.658 veicoli completamente elettrici.  

    Questo tipo di infrastruttura può contribuire a ridurre le barriere all’adozione, rassicurando l’acquirente sulla possibilità di viaggiare senza preoccupazioni di copertura della ricarica.

 

 

 

Sfide e considerazioni operative

 

 

L’installazione è sicuramente un passo avanti, ma ci sono alcune riflessioni da evidenziare:

 

  • L’infrastruttura energetica: colonnine ultra-fast richiedono rete elettrica adeguata, operatori preparati e tempi di fermo minimi per l’utente.

  • Tariffe e accessibilità: perché la ricarica diventi un vantaggio reale, occorrerà che i costi e modalità di accesso siano competitivi e trasparenti.

  • Copertura complementare: questa stazione rappresenta un forte segnale, ma serve una rete diffusa capillare per supportare la mobilità elettrica su scala nazionale e non solo lungo le autostrade.

  • Mezza sosta termica: se la stazione è dedicata esclusivamente agli EV, resta valida la necessità di aree miste e di supporto anche per chi transita con auto tradizionali durante la transizione.

 

 

 

Perché questo progetto interessa il mondo dell’automotive

 

 

Per chi opera nel settore auto, dall’industria al dealer fino all’utente finale, questa novità ha rilevanza:

 

  • I costruttori di veicoli elettrici possono considerare infrastrutture come questa come argomento di vendita: “ho copertura per ricarica su lunga percorrenza”.

  • I dealer possono valorizzare l’“esperienza elettrica” come parte del pacchetto, alleviando le perplessità legate alla ricarica.

  • Gli utenti che passano all’elettrico beneficiano di infrastrutture dedicate che aumentano la tranquillità nell’utilizzo quotidiano e nei viaggi.

  • Il settore post-vendita e servizi di ricarica (gestione, manutenzione, pagamento) diventano campi di sviluppo e business complementari alla vendita del veicolo.

 

 

 

Conclusione

 

 

L’Italia finalmente mette a segno un’infrastruttura “dedicata” alla mobilità elettrica e lo fa in una regione che funge da “porta alpina” verso l’Europa. Evidente è come la mobilità futura passi non solo dal veicolo in sé ma da un ecosistema integrato: infrastruttura, tecnologia, esperienza utente. Il comparto automotive può vedere in questa stazione un segnale concreto che la transizione non è più solo potenziale: è in atto. Serve ora che il modello sia replicato, esteso e reso accessibile su scala nazionale. L’iniziativa merita fiducia: gli strumenti ci sono, le condizioni cominciano a esserci, resta il passo della diffusione.

 

 

 

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