La Cina dice addio ai sussidi per le auto elettriche: inizia una nuova era per il mercato EV

I veicoli elettrici e ibridi plug-in non saranno più considerati “industrie strategiche emergenti”
La Cina dice addio ai sussidi per le auto elettriche: inizia una nuova era per il mercato EV
© BYD

Luca TalottaLuca Talotta

Pubblicato il 12 novembre 2025, 08:38

Dopo oltre dieci anni di incentivi e agevolazioni fiscali, la Cina ha deciso di eliminare gradualmente i sussidi per le auto elettriche, segnando una svolta epocale per l’intera industria dei veicoli a nuova energia (New Energy Vehicles, NEV). Dal prossimo Piano Quinquennale, infatti, i veicoli elettrici e ibridi plug-in non saranno più considerati “industrie strategiche emergenti”, un segnale chiaro che il governo ritiene il settore ormai maturo e pronto a sostenersi senza aiuti pubblici.

Un mercato ormai maturo e autosufficiente

Per anni Pechino ha trainato la transizione elettrica mondiale, investendo miliardi in sussidi, infrastrutture e ricerca. Oggi, il risultato è sotto gli occhi di tutti: la Cina è il più grande mercato di auto elettriche al mondo. Nel solo settembre 2025, sono stati immatricolati 1,6 milioni di veicoli elettrificati, pari al 49,7% del mercato interno, di cui oltre un milione di auto 100% elettriche (BEV).

Numeri che spiegano perché il governo cinese ritenga raggiunto l’obiettivo strategico iniziale: spingere il mercato fino a renderlo autonomo. Come dichiarato da Dan Wang, direttrice per la Cina di Eurasia Group, «i veicoli elettrici non hanno più bisogno di politiche prioritarie. Ora sarà il mercato a decidere chi sopravvive».

Fine dei sussidi: selezione naturale tra 169 costruttori

La politica degli incentivi ha favorito la nascita e la crescita di colossi come BYD, CATL e NIO, trasformando la Cina nel cuore pulsante della mobilità elettrica globale. Ma ha anche prodotto un effetto collaterale: una frammentazione estrema del mercato. Oggi, secondo i dati Jato Dynamics, nel Paese operano 169 costruttori di auto, di cui ben 93 con quote di mercato inferiori allo 0,1%.

Con la fine dei sussidi, Pechino punta a una razionalizzazione naturale del settore, lasciando spazio solo ai marchi più solidi e innovativi. In altre parole, si passa da una fase di espansione forzata a una di selezione competitiva, dove sopravvivranno le aziende capaci di innovare e garantire sostenibilità economica. 

Dalla quantità alla qualità: la nuova strategia cinese

Il ritiro degli incentivi non equivale a un disimpegno. Secondo Reuters, i ministeri cinesi stanno elaborando politiche più mirate che favoriranno innovazione tecnologica, digitalizzazione e software avanzati per la mobilità intelligente. Il focus sarà su intelligenza artificiale di bordo, guida autonoma e connettività, più che sulla produzione di massa.

Un consigliere politico citato dall’agenzia ha precisato che l’esclusione dei NEV dai settori strategici «non implica una perdita d’importanza: i veicoli elettrici restano centrali per le esportazioni e per la competitività industriale del Paese». In effetti, la Cina mantiene un ruolo dominante nella filiera globale delle batterie, controllando materie prime cruciali come litio, nichel e grafite.

Le conseguenze per l’Europa

La decisione cinese apre scenari complessi per l’Europa. Da un lato, la fine dei sussidi potrebbe attenuare le tensioni commerciali e ridurre le polemiche sui dazi anti-dumping contro le auto cinesi. Dall’altro, i marchi più forti – BYD, Leapmotor, Xiaomi, Huawei – potrebbero diventare ancora più competitivi sui mercati esteri, grazie a un modello produttivo già efficiente e a costi di scala imbattibili.

Per le case europee, la sfida sarà duplice: mantenere la leadership tecnologica e abbassare i costi di produzione per non perdere ulteriori quote di mercato. La transizione verde, insomma, entra in una nuova fase: quella della competizione globale senza paracadute statali.

 

 

 

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