Stop alle auto termiche, Acea: "Prematuro guardare oltre il 2030"

Stop alle auto termiche, Acea: "Prematuro guardare oltre il 2030"

La posizione dei costruttori d'auto europei segnala le criticità legate alle materie prime e l'infrastruttura di  ricarica nella transizione all'elettrico votata dal parlamento europeo

09.06.2022 ( Aggiornata il 09.06.2022 15:37 )

Passato lo scoglio del voto del parlamento europeo in seduta plenaria, per il pacchetto di norme del Fit for 55 più strettamente legato al mondo dell'auto si apre il percorso delle trattative con gli Stati membri. Da qui si andrà a definire probabilmente nel corso del prossimo autunno la legge che gli Stati saranno successivamente chiamati a recepire.

Le reazioni alla linea di drastico taglio delle emissioni di Co2 e messa al bando del motore termico, in barba a un principio di neutralità tecnologica, non si sono fatte attendere. 

La complessità della transizione ecologica che si vuole attuare al 2035 è massima, per più elementi e non solo, non più, per il nodo già critico dell'infrastruttura di ricarica.

Infrastruttura, obblighi in capo agli Stati membri 

L'Acea, associazione dei costruttori europei d'auto, ai passaggi precedenti del piano Fit for 55 per l'auto ha già evidenziato la necessità di prevedere impegni vincolanti per gli Stati membri in materia di realizzazione dell'infrastruttura di ricarica delle auto elettriche.

Quanto allo scenario geopolitico in evoluzione, non si può tralasciare il dato di una disponibilità di materie prime soggetta a un incremento dei prezzi oggi su valori massimi - è il caso del nichel -; scenario ulteriormente aggravatosi dallo scoppio della guerra in Ucraina.

Preoccupazione Acea: non tutto dipende dal settore

"Considerato come la trasformazione del settore dipenda da molti fattori esterni, non tutti completamente nelle proprie mani, l'Acea è preoccupata che il parlamento abbia votato per scolpire nella pietra uno obiettivo al 2035 di -100% delle emissioni di Co2", segnala in una nota l'Acea.

Gli allarmi sui risvolti sociali, i posti di lavoro a rischio, il futuro delle aziende che operano nell'indotto automotive, suonano da tempo in Italia.

Tra le proposte naufragate intorno al rapporto Huitema (Jan; ndr) passato mercoledì dal parlamento, la richiesta dei costruttori di una maggiore progressività nell'abbattimento dei valori di Co2 e una verifica intermedia ulteriore. Il Fit for 55 prevede al 2025 un taglio delle emissioni di Co2 pari al 15% e del 55% nel 2030. Due passaggi, questi, accolti dall'Acea favorevolmente.

Prematuro normare sul 2035

Immaginare oggi il 2035 è guardare a un orizzonte distante oltre un decennio. Sul punto, il presidente Acea - nonché a.d. BMW, Oliver Zipse - ha segnalato: "Considerata la volatilità e l'incertezza che stiamo vivendo globalmente e giorno dopo giorno, qualsiasi regolamentazione di lungo periodo che si spinga oltre questo decennio è prematura in questa fase iniziale.

Piuttosto, è necessaria una revisione trasparente nel mezzo del cammino, per definire gli obiettivi post-2030.

Un tale riesame dovrà anzitutto valutare se lo sviluppo dell'infrastruttura di ricarica e la disponibilità di materie prime per la produzione delle batterie saranno in grado di stare al passo con il costante, netto, incremento di veicoli elettrici a batteria in quel determinato momento".

Elettrico a batteria o elettrico a fuel cell sono le uniche due strade contemplate dalla posizione europea sull'abbattimento del 100% delle emissioni di Co2 da auto e furgoni a partire dal 2035.

Ambiti della tecnica sui quali le criticità sono evidenti, ancor prima delle conseguenze sociali della trasformazione epocale richiesta all'industria dell'auto. Settore che, sempre Zipse, ha evidenziato "contribuirà appieno all'obiettivo di un'Europa a neutralità carboniosa nel 2050".

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