Il gruppo statale cinese, proprietario tra gli altri marchi anche di MG, ha contestato formalmente la definizione dei dazi in un'audizione presso la Commissione europea
22.07.2024 ( Aggiornata il 22.07.2024 16:54 )
Saic non ci sta e, a Bruxelles, lo scorso 19 luglio è andato in scena un altro atto del confronto con la Commissione europea in materia di dazi.
Il Gruppo statale cinese, proprietario di marchi come MG, Roewe e Maxus, è stato il più penalizzato dall'imposizione dei dazi provvisori a seguito dell'indagine condotta dalla Commissione in materia di sussidi statali sulle auto elettriche. L'imposizione del 37,6% di dazi, oltre la quota comune alle produzioni extra-UE, del 10%, è un colpo importante su marchi che in Europa sono stati recenti protagonisti di una crescita dei volumi importante.
Nei primi 6 mesi dell'anno, Saic con i suoi marchi in Europa ha consegnato oltre 120 mila veicoli dei 554 mila esportati globalmente (+13,9% sul 2023). Il tutto su una produzione totale di 1,26 milioni di mezzi con i propri marchi.
Passa al contrattacco il Gruppo, contestando formalmente la definizione di quel 37,6% che resterà in vigore fino al prossimo 2 novembre, quando dalla nuova Commissione europea dovranno arrivare le decisioni relative ai dazi permanenti.
"Il 19 luglio, su richiesta del Gruppo Saic, la Commissione europea ha tenuto a Bruxelles un'audizione speciale sull'indagine anti-sussidi, per salvaguardare attivamente i propri diritti e interessi. E' atteso un provvedimento definitivo il 2 novembre.
Il Gruppo Saic, in risposta all'ingiusto, irragionevole e illegale azione normativa preliminare, della Commissione europea, si riserva il diritto di intraprendere ulteriori azioni legali", recita la nota stampa diffusa da Saic.
"(...) Il 12 giugno 2024, la Commissione europea ha rilasciato le informazioni preliminari, calcolando un tasso di sussidio per il Gruppo Saic del 38.1%. In risposta agli errori di calcolo della comunicazione preliminare della normativa provvisoria, Saic ha depositato rapidamente una posizione difensiva. Il 4 luglio, la Commissione europea ha annunciato ufficialmente i risultati della sentenza preliminare, annunciando che l'aliquota era al 37,6%, pianificando così l'imposizione conseguente di un'imposta compensativa temporanea".
Prima sottolineatura di un errore di calcolo, oltre alla contestazione dei metodi dell'indagine, nell'audizione del 18 luglio: "(...) I rappresentanti della camera di Commercio cinese hanno indicato chiaramente la violazione da parte della Commissione europea di molte pratiche delle regole del WTO e delle normative europee anti-sussidi, nella sentenza preliminare.
(...) Nell'audizione speciale del 19 luglio, Saic ha chiaramente dichiarato che l'indagine della Commissione europea coinvolge informazioni commerciali sensibili, vista la richiesta della fornitura delle formule chimiche relative alle batterie. Qualcosa che va oltre l'ampiezza di una normale indagine. Ci sono errori nella determinazione dei sussidi fatta dalla Commissione.
Ad esempio, la compagnia finanziaria interamente posseduta da una joint venture straniera è confusa come un'affiliata di Saic ed è stata compresa nell'ampiezza del tasso di sussidio calcolato. Saic ha sottoposto, durante l'indagine, migliaia di materiale scritto, però la Commissione europea ha ignorato alcune informazioni cruciali e difese avanzate d Saic. Ha gonfiato il tasso di sussidio di molti progetti.
I rappresentanti di Saic hanno dichiarato che la concorrenza aperta può portare progresso e il protezionismo porterà solo all'arretratezza. Saic si augura che Cina e Unione Europea accelereranno la coesione di forze innovative e creeranno uno sviluppo verde globale, attraverso una cooperazione win-win".
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