Guida senza pilota, il mio nome è nessuno (al volante)

Guida senza pilota, il mio nome è nessuno (al volante)
Cos’hanno in comune questi due mezzi? semplice, vanno da soli. Esempi per preparare il terreno alla guida autonoma

di Lorenzo Facchinetti

15.12.2014 ( Aggiornata il 15.12.2014 17:36 )

Che vi piaccia o no, l’auto che guida da sola sarà realtà. Le modalità sono quelle note, ossia che ci faremo portare a spasso dal veicolo, mentre i tempi sono ancora indicativi. Non tanto per l’indisponibilità della tecnologia, che anzi è già parecchio avanti, quanto per le normative legate a una materia così delicata qual è quella di mettere nelle mani di un computer la vita degli automobilisti. È infatti attorno a una serie di implicazioni morali, culturali e legislative che ruota tutta la faccenda della guida autonoma. Motivo per il quale, i costruttori, di tanto in tanto buttano lì qualche amo per far vedere al mondo che la tecnologia esiste già e che, soprattutto, è sicura e funziona. Lo devono dimostrare agli utenti che un giorno usufruiranno di questo sistema, per preparare loro il terreno a una delle più grosse rivoluzioni dalla nascita dell’automobile. Ma in particolare alle istituzioni per poter sciogliere le molteplici problematiche che rendono, a oggi, impossibile da attuare la tecnologia stessa, per questioni legate ovviamente alle responsabilità in caso di incidente. Negli USA, ad esempio, non esistono ancora norme in materia e si segnalano soltanto casi di singoli Stati che hanno concesso autorizzazioni per test di guida autonoma su strade aperte. In Europa siamo legati, invece, alla Convenzione di Vienna sulla Circolazione Stradale siglata nel 1968. La quale, all’articolo 8, dice che “ogni conducente deve avere costantemente il controllo del proprio veicolo”. Finché non verrà modificato questo punto, viene da sé che la guida autonoma risulterebbe inattuabile. Ecco perché, ormai da tempo, i costruttori auto e le aziende di componentistica — tipo Bosch o Magneti Marelli, quelle che con la guida autonoma guadagneranno più delle Case stesse — , stanno spingendo affinché venga fatto un emendamento a questo articolo. Basterebbero poche parole da aggiungere, come ad esempio “...purché l’uomo sia sempre sovrapponibile”. Una frase il cui significato è che la guida autonoma, che vedremo con ogni probabilità fra cinque o sei anni, non intende affatto sollevare del tutto il guidatore dalle sue funzioni. L’intento delle Case, per tranquilizzare i passionali della guida, non è quello di mortificare il piacere di guida o di farti sedere sul sedile posteriore a sorseggiare champagne in dolce compagnia, sebbene a breve vedremo dei concept che, per estremizzare il concetto, avranno un abitacolo orientato proprio in questo senso... Bensì sollevarlo dai momenti più noiosi e poco piacevoli della guida, come ad esempio una coda autostradale o andare a cercare un parcheggio in un garage multipiano. Nel primo caso, a chi non farebbe piacere leggere le email o il giornale mentre l’auto si sorbisce la fila o un tragitto autostradale? Anche perché, purtroppo, oggi ciò accade già anche in assenza di guida autonoma, dunque questo sistema sarebbe un grosso aiuto alla sicurezza. Per quel che riguarda la vettura che si muove in completa autonomia, cioé senza nessuno a bordo per andare a cercare parcheggio, è uno scenario tecnicamente realizzabile (Audi lo ha già dimostrato l’anno scorso al CES) ma che implica ancor più problematiche. Come il coinvolgimento delle infrastrutture (il cosiddetto V2I, Vehicle to Infrastructure), che dovrebbero dotarsi di WiFi e GPS per comunicare con l’auto, e comunque decaderebbe l’eventuale emendamento che vorrebbe il guidatore sempre pronto a riprendere i comandi. Ecco perché, tra l’altro, di recente la California ha introdotto una curiosa norma che impone a tutte le auto di avere un volante e dei pedali, con chiaro riferimento alla Google Car che inizialmente non aveva i comandi e adesso li dovrà montare. Le Case, come accennato, stanno lanciando segnali e preparando il terreno alla guida autonoma nelle maniere più disparate. Se citiamo le ultime in ordine cronologico, c’è Audi che lo scorso 19 ottobre, in occasione della finale del campionato DTM a Hockenheim, ha messo in pista una RS7 Sportback che ha effettuato un giro di pista nel ragguardevole tempo di 2’10”. Un hot lap al limite delle potenzialità del mezzo meccanico, dunque, con la particolarità che a guidarla non c’era un pilota del DTM, bensì nessuno. Sterzo, acceleratore e freno sono azionati automaticamente sulla base di dati elaborati da un computer, interfacciando l’esatta posizione della vettura in pista via GPS con i dati ottenuti dalle telecamere, dai sensori e dai radar installati a bordo.
Guida senza pilota
Quella di Audi, insomma, è una maniera per dimostrare che la guida autonoma consente già oggi di offrire un perfetto controllo del mezzo in condizioni limite e una precisione di guida identica a quella di un pilota professionista. Come dire, se in pista va così, figuriamoci in autostrada. Poi c’è Mercedes, anch’essa profondamente impegnata in materia. La quale, dopo aver già dimostrato che le auto che guidano da sole le sa fare e pure bene (l’anno scorso una Classe S si è sparata oltre 100 km di strache il guidatore toccasse pedali o volante), di recente ha dimostrato che la tecnologia è applicabile, ovviamente, anche ai camion. E riteniamo che questa sia un’idea dall’enorme potenziale nell’ottica della riduzione delle emissioni, dei costi sociali e della aumento della sicurezza.
Guida senza pilota
Con il progetto Mercedes Future Truck 2025, dunque attuabile fra una decina d’anni, la Casa di Stoccarda potrebbe offrire dei mezzi pesanti che, una volta in autostrada e ingaggiato il pilota automatico, potranno mantenere velocità e distanza di sicurezza, seguire la strada senza toccare il volante, frenare il caso di emergenza. E quindi offrire a una categoria di lavoratori spesso stressata una dose di relax — e di sicurezza — notevolmente superiore. Ci sarebbero ovviamente vantaggi per gli automobilisti stessi, sollevati dall’ansia di vedere un camion che invade improvvisamente la corsia. Oppure pensate a un mezzo che a seguito di un incidente blocca per ore un’autostrada con tutte le ripercussioni del caso in termini di costi sociali. Sul fronte delle emissioni, poi, una guida autonoma e predittiva che ad esempio inserisce il giusto rapporto del cambio prima di una salita, garantirebbe emissioni inferiori. Infine c’è Tesla, che in occasione del lancio della nuova Model S Dual Motor ha presentato il suo Autopilot. Non è una guida autonoma vera e propria, ma un passo verso di essa. Con radar frontale a lungo raggio, telecamera che rileva auto, pedoni, segnali stradali e semafori, sensori a ultrasuoni a 360 gradi, la Tesla può guidare da sola sulle highway, rallentando o frenando, cambiando corsia all’inserimento dell’indicatore di direzione e seguendo da sola la carreggiata. Elon Musk, alias Mister Tesla, è particolarmente entusiasta della funzione “meet you there”: chiami la Tesla con lo smarthpone, lei esce da sola dal garage e ti viene a prendere sotto casa, con il clima già acceso e la tua canzone preferita che suona. Precisando, però, che l’operazione al momento è attuabile solo all’interno delle proprietà private...

  • Link copiato

Commenti

Leggi auto.it su tutti i tuoi dispositivi

Auto, copertina del meseAuto, copertina del meseAuto, copertina del mese