Le Ferrari più belle di Ferrari

Le Ferrari più belle di Ferrari

Il figlio Piero. "Per mio padre la Ferrari più bella era sempre l’ultima nata. Per me invece fu la 275 GTB"

di Alberto Sabbatini

23.05.2017 20:36

La Dino del 1967 che introdusse il motore posteriore

 

La prima Dino, quella del 1967 rappresenta una pietra miliare per Ferrari. Sia per lo stile che per la tecnologia. Prima di tutto fu la prima nostra GT da strada a motore posteriore: mentre nelle corse eravamo passati al motore posteriore già nel 1962 con la 246 SP, nella produzione stradale adottavamo ancora il motore anteriore. La Dino rappresentò la svolta e decidemmo di montare il motore dietro proprio sulla scia dell’esperienza delle corse. Il motivo però fu anche un altro: nelle vetture sportive di allora si inseguiva la compattezza, mentre oggi si cerca invece il massimo spazio interno. Il motore posteriore consentiva di costruire un’auto bassa e compatta, ideale per l’uso sportivo su strada. La Dino, lunga poco più di 4 metri, con il propulsore in posizione posteriore centrale, era un capolavoro di compattezza e bilanciamento. La scelta del nome Dino fu molto discussa internamente. Si decise alla fine di chiamarla così, senza il nome Ferrari né il logo del Cavallino, per spiegare che era una Ferrari diversa. Da tanto tempo i concessionari ci chiedevano una sorta di “Ferrarina”, un’auto più piccola e più abbordabile di prezzo poiché negli anni sessanta, le Ferrari non costavano meno di 5 milioni di lire dell’epoca. Ma l’immagine Ferrari dell’epoca era legata al motore 12 cilindri. Per costruire una GT così compatta venne invece scelto un motore 6 cilindri a V, inizialmente di due litri. E siccome il progetto del motore V6 era nato dalle idee di Dino (il figlio maggiore di Enzo Ferrari morto nel 1956, ndr) per diversificare l’immagine di questa coupé fu deciso di chiamarla Dino. Negli anni successivi il motore fu portato a 2,4 litri e aumentata la potenza; raggiungemmo anche lo storico accordo di collaborazione con Fiat, così mio padre cedette loro il propulsore V6 per una Fiat sportiva in due versioni: chiusa e aperta. Le Fiat Dino Coupé e Spider. Ma per differenziarsi da noi, loro montarono il motore in posizione anteriore mentre noi continuavamo ad averlo in posizione posteriore. Lo stesso motore Dino fu anche utilizzato per una monoposto di Formula 2 che in base ai nuovi regolamenti doveva avere un motore di derivazione stradale”.

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