Humangate: la Germania è sotto shock

Humangate: la Germania è sotto shock

L'industria dell'auto tedesca nei guai a causa dei test condotti su scimmie e cavie umane. E la politica (ora) si indigna

di Paolo Cozzi

30.01.2018 16:52

La Germania è sotto shock. La notizia di test per capire l’incidenza della velenosità dei gas di scarico effettuati direttamente sull’uomo ha aperto una nuova crepa nell’inossidabile rigore teutonico. “Quello che è stato riportato è scioccante” ha tuonato il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas dalle colonne del Passauer Neuer Presse, abusare di persone e animali per i propri scopi è semplicemente atroce. Chi ha dato mandato per test del genere deve aver completamente perso il senso della misura”, ha concluso.

Quindi ci risiamo: dopo il Dieselgate, l’automobile a gasolio tedesca, o meglio tutto ciò che ne circonda i destini, non riesce proprio a stare quieta. L’affermazione che gela produttori e consumatori, politici (che avrebbero dovuto vigilare) e addetti ai lavori - uomini, insomma, fallibili per definizione - arriva nelle redazioni in un normale pomeriggio di gennaio. Ha i connotati di un lancio d’agenzia. Ma è tanto brutale quanto schietta: “Non è toccato solo alle scimmie giavanesi di dover testare gli effetti dei gas di scarico, una sperimentazione simile è stata realizzata anche sull’uomo”.

Così dopo il Dieselgate ora tocca allo Humangate gettare ombre sull’industria dell’auto tedesca. Grandiosa e potente. Ancora una volta nuda. La stessa cancelliera Merkel si è “unita al coro dell’indignazione generale”. E ci mancherebbe, verrebbe da dire. Germania, gas, uomo. L’associazione è (ancora una volta) incredibile. Nel senso più letterale del termine. Ora tocca capire davvero cos’è successo nello sporco affare che ha portato quei 25 uomini e donne a diventare cavie umane, in seno alle sperimentazioni commissionate al policlinico universitario RWTH di Aquisgrana nel 2012 (realizzato nel 2013 e 2014).

Volkswagen, Daimler e BMW sono i costruttori coinvolti nella vicenda, a vario titolo, sempre secondo la stampa tedesca. A oggi non c’è prova del coinvolgimento, soprattutto morale. Tuttavia, il caso sollevato dalla Sueddeutsche Zeitung e dal Stuttgarter Zeitung che riferisce di 25 persone sottoposte alle emissioni del diossido di azoto nell'ambito dei test promossi dalla Società di Ricerca europea per l'Ambiente e la Salute nei Trasporti, Eugt, denuncia il coinvolgimento dei tre gruppi. Eugt infatti è stata fondata proprio dai tre colossi dell'auto, (uno strumento della potente lobby tedesca sciolto nel 2017, dopo il Dieselgate).

Sono rivelazioni da confermare ma già in grado di far tremare quell'industria di settore, ancora una volta. Un’industria peraltro massicciamente impegnata nella ricerca di soluzioni di mobilità alternative - è un dato di fatto - ma ancora appesantita da vecchie logiche, fino a prova contraria, suo malgrado. Intanto Frau Merkel prende la parola e prende le distanze. Anche se qualcuno già rivendica il suo predicare bene e razzolare male, dato che la sua politica così attenta al clima, spesso dimentica i grandi temi green se si tratta si salvaguardare l’industria pesante nazionale. E qui, in questo caso, i nomi coinvolti sono davvero pesantissimi.

Tanto che Daimler ha subito preso le distanze, affermando di "non aver inciso in alcun modo sui test" e di voler aprire una inchiesta per capire "come si sia potuto arrivare a questo". Che quindi è accaduto (?), verrebbe da chiedersi di fronte a una conferma indiretta, di un diretto interessato. Volkswagen si è addirittura scusata definendo il metodo "un errore di alcuni”, ma in relazione alla precedente denuncia del New York Times riguardo gli esperimenti sulle scimmie. Mentre BMW ha invece affermato di essere del tutto estranea allo scandalo.

L’intero comparto auto prende le distanze dall’ente, intanto monta la protesta e, appunto, lo shock. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile. Questi test sugli animali e perfino sugli uomini non trovano alcuna giustificazione sul piano etico", ha commentato Angela Merkel attraverso il portavoce Steffen Seibert. Già, “perfino sugli uomini” Frau. Forse il problema non è tutto qui.

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