Immatricolazioni auto, Federauto: "A marzo stimiamo un -86%"

Immatricolazioni auto, Federauto: "A marzo stimiamo un -86%"

Con le misure restrittive emanate dal Governo per contenere i contagi da coronavirus, anche il settore dell'automotive in Italia prevede di registrare numeri altamente preoccupanti. " ha detto il presidente di Federauto

di Redazione

01.04.2020 ( Aggiornata il 01.04.2020 13:39 )

Era inevitabile, ma solo a pensarli questi numeri spaventano e non poco. Il settore automobilistico risente inevitabilmente della chiusura e della sospensione di concessionarie e stabilimenti produttivi automobilistici. Alle 18.00 di oggi il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti renderà noto il numero delle nuove immatricolazioni dei veicoli registrati nel mese di marzo. E secondo le stime, il mese si chiuderà, rispetto allo scorso anno, con una flessione di circa l’86%.

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Un crollo decisamente preoccupante che mette in allarme Federauto, la Federazione dei concessionari auto, e il presidente Adolfo De Stefani Cosentino:

“La chiusura dell’Italia – perché di questo si tratta – ha portato inevitabilmente alla caduta delle immatricolazioni di autoveicoli nuovi e per l’usato la situazione non cambia, determinando un contesto negativo mai vissuto sul mercato automobilistico. Concretamente c’è da aspettarsi che fra marzo ed aprile il mercato auto possa perdere 350.000 pezzi ed un possibile calo del 60% su base annua ove dovessero permanere i provvedimenti attualmente in vigore.

Tutto questo è molto preoccupante per la tenuta del sistema occupazionale delle concessionarie: nel 2007-2019, di fronte ad un calo del 23,2%, persero il lavoro circa 30.000 addetti. È presto per tirare conclusioni perché dobbiamo ancora capire come evolverà la situazione nei prossimi mesi, ma oggi non possiamo essere ottimisti”.

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Per evitare licenziamenti consistenti e misure ancora più drastiche il numero uno di Federauto chiede una maggior vicinanza del Governo: "Abbiamo bisogno di grande attenzione da parte del Governo perché il nostro settore ha tutti i numeri per giustificarla: mi riferisco al dato occupazionale, al peso sul PIL, alle entrate fiscali che generano la vendita, l’assistenza e la gestione degli autoveicoli.

Apprezziamo le misure sulla cassa integrazione ma sono insufficienti a fronteggiare una situazione senza precedenti in cui bisogna governare imprese complesse, settate su volumi di attività che nessuno sa quando potranno essere nuovamente raggiunti. Per questo abbiamo richiesto al Presidente del Consiglio ed al Parlamento alcune modifiche al Decreto Cura Italia per mettere tutte le nostre aziende, piccole, medie e grandi che siano, nella condizione di accedere alla liquidità – il bisogno più urgente – necessaria per traguardare questo momento di grandissima difficoltà”.

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Il futuro per il momento rimane un'incognita e quello che bisogna fare è focalizzarsi sul presente:

“In questa fase riteniamo prematuro ogni dibattito sui possibili provvedimenti per il rilancio del mercato, perché a nostro avviso è prioritario concentrarsi sui mezzi necessari a salvare il maggior numero di concessionarie, anche con il concorso dei costruttori dai quali ci spettiamo un supporto importante specie nella gestione degli ingenti stock presso le concessionarie, senza trascurare l’intervento per il riequilibrio della gestione economica in presenza del crollo dei volumi.

Le concessionarie, infatti, si possono trovare in condizioni migliori a seconda delle politiche adottate dalle case automobilistiche e della loro rapidità di intervento. In questo senso se, da un lato, registriamo il ruolo attivo di molte case automobilistiche, dobbiamo stigmatizzare le situazioni, ascrivibili al comportamento del management di altre case automobilistiche, di inaccettabile ed ingiustificato ritardo, assolutamente non correlato allo stato di urgente bisogno delle concessionarie”, conclude De Stefani Cosentino.

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