Jeep Cherokee, primo test su strada

Jeep Cherokee, primo test su strada
È andata a scuola di buone maniere, rispetto al passato più raffinata nello stile e nell’elettronica, nel confort e nelle finiture

di Saverio Villa

09.04.2014 ( Aggiornata il 09.04.2014 05:09 )

Balocco - Vercelli La nuova Cherokee - per la quale è in programma il “porte aperte” nel prossimo weekend del 12/13 aprile - si presenta finalmente in Italia con la gamma completa anche dei diesel by Fiat, ma anche con prezzi “importanti” che, di fatto, la mettono sullo stesso livello di una trendsetter come la Range Rover Evoque. Anche se, di fatto, la Jeep è leggermente più corposa nelle dimensioni. Il listino comincia con i 39 mila euro della Longitude col Multijet da 140 cv, la trazione anteriore e il cambio manuale a sei marce e arriva ai 53 mila euro delle versioni “full optional” con il motore 3.2 V6 Pentastar a benzina da 272 cv. Verosimilmente sarà la motorizzazione base la più richiesta sul nostro mercato, ma è innegabile che le versioni col Multijet da 170 cv, offerte esclusivamente con trazione integrale e cambio automatico a 9 rapporti, siano le più “golose”. In questo caso, però, i prezzi salgono fino ai 45 mila euro della Longitude e ai 50 mila euro della Limited, dotata anche di riduttore. Nonostante la differenza di potenza sensibile, i due diesel hanno la stessa coppia massima di 35,7 kgm ma, nel caso del Multijet da 140 cv il picco viene raggiunto a 1500 giri contro 1750 e questo quasi appiana le differenze nell’utilizzo reale. Le prestazioni sono abbastanza brillanti, ma sono soprattutto la silenziosità e il confort a sorprendere piacevolmente, specie nel raffronto con la precedente edizione della Cherokee. Magari qualche cavallo in più non guasterebbe, visti i pesi e le dimensioni in gioco, ma con la vettura si mantengono andature autostradali elevate in scioltezza e si affrontano percorsi misti in modo brillante, perché l’assetto è composto e genuino. Lo sterzo non ha la leggerezza “all’americana”, anche se a volte si avverte una consistenza un po’ artificiale della servoassistenza elettrica Tutte versioni 4x4 offrono il sistema Selec-Terrain che ottimizza le regolazioni dell’auto in funzione della superficie e del tipo di guida e oltre alle modalità “auto”, “neve” e “sabbia/fango” hanno anche la “sport” che aumenta la reattività del motore ai comandi dell’acceleratore e quella del cambio automatico. Il nuovo cambio automatico a 9 marce è delicato nel funzionamento, rapido e, grazie al numero così elevato di rapporti garantisce un’adattabilità alle varie situazioni che favorisce i consumi. Purtroppo l’allestimento Trailhawk dedicato ai fuoristradisti veri (differenziale posteriore bloccabile, altezza da terra maggiorata, la modalità di trazione “rock” per le situazioni più complicate e l’efficace Selec-Speed Control: una sorta di “cruise control” per il fuoristrada) è disponibile solo con il motore V6. Ed è un peccato anche perché in questo caso spariscono tutte le cromature esterne a beneficio della linea, che diventa più accattivante. Se i prezzi sono alti, bisogna però riconoscere che le dotazioni di serie sono ricche: già la Longitude, infatti, offre cerchi in lega da 17”, 7 airbag, sensori di parcheggio posteriori, climatizzatore automatico bizona, sedile posteriore scorrevole e sistema di infotainment con radio digitale, vivavoce Bluetooth, comandi vocali e lettore di schede SD. Generosità dell’allestimento a parte, la nuova Cherokee evidenzia anche una maggiore attenzione alle finiture e al confort rispetto alla generazione passata, avvicinando di fatto le avversarie più stradali di maggiore richiamo. Ha pure cinque posti comodi (anche chi sta al centro del divano posteriore non se la passa male) e un bagagliaio ampio e sfruttabile.  
   

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