Aston Martin Vanquish e Rapide S primo test

Aston Martin Vanquish e Rapide S primo test
Le forme classicamente affusolate di queste carrozzerie inglesi sono una continua tentazione per occhio e tatto

di Alberto Sarasini

11.08.2014 ( Aggiornata il 11.08.2014 07:12 )

Inverness - Scozia Non ci si gira troppo attorno; le Aston Martin “traspirano” estremo fascino sportivo. Non solo per le prestazioni e per il design mozzafiato, ma in special modo per l’impareggiabile, densa, ricercata atmosfera puramente “british” che avvolge l’esperienza di guida. Ed è tanto più vero nelle versioni Model Year 2015 delle regine di gamma a dodici cilindri, berlina Rapide S e coupé Vanquish: aggiornate nel cambio e nell’assetto, ed ancor più mordenti tanto sull’asfalto che sul cuore. Abbandonato l’obsoleto sei rapporti automatico, debutta su entrambe l’eccellente otto marce ZF con classico convertitore, ma capace di risposte e rapidità di vertice assoluto; le sospensioni – con ammortizzatori regolabili elettronicamente – si rifanno il… look mostrando una differenziazione più netta tra le tarature più morbida e più rigida (Normal e Track). C’è pure un impianto di alimentazione più raffinato per il classico V12 di 6.0 litri, che guadagna 10 Nm di coppia su entrambi i modelli (picco di 630 Nm) e tre cavalli in più: sulla quattro porte si arriva a quota 560 cv, sulla coupé sono 576. E le prestazioni ringraziano, mostrando un bel mordente in più in accelerazione oltre a consentire migliorie in consumo ed emissioni CO2: la berlina-coupé Rapide S guadagna mezzo secondo nello scatto da 0 a 100 km/h scendendo a 4”2 dai precedenti 4”7, la Vanquish scende da 4”1 ad appena 3”6. Le forme classicamente affusolate di queste carrozzerie inglesi sono una continua tentazione per occhio e tatto, ma è tempo di passare al volante. Si comincia con l’ammiraglia, quattro portiere ed oltre cinque metri di fluida plasticità. Le due tonnellate di massa spariscono al primo movimento, convertite in aderenza laterale pressoché istantanea nei cambi di direzione unita ad estrema stabilità; la maneggevolezza è anch’essa pregevole, considerata la stazza. C’è silenzio e notevole assorbimento delle sospensioni ad andatura costante, mentre con gas deciso l’inebriante V12 gioisce dei salti di marcia ravvicinati e pressoché istantanei forniti dal nuovo cambio. Ma insieme al panorama, che scorre insolitamente veloce, distrae pure l’arredo sontuoso, tripudio di pelle ovunque con minuziose cuciture doppie a vista: imperiale del tetto compreso. Sulla Vanquish, che condivide con la Rapide S sostanzialmente la stessa meccanica, sensazioni ed emozioni sono simili, ma naturalmente ancor più “appuntite”. L’accelerazione è più decisa ed offre quel plus in più che fa pensare al calcio nella schiena (si supera il traffico già in modalità motociclistica…), l’assetto Track è davvero rigido e tra le curve si avverte ancor più la notevole motricità in uscita, complice il lavoro raffinato dell’autobloccante. Mancano, su entrambe, le tecnologie attive di ausilio alla guida delle tedesche di lusso e certe sofisticazioni nei comandi ed impianti navigazione-infotainment; ma tutto il resto compensa più che abbondantemente.

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