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Jaguar XF, test su strada

Piacere di guida, ottimo compromesso tra dinamicità e comfort, notevole impatto estetico
Jaguar XF, test su strada

Benjiamin AlbertalliBenjiamin Albertalli

2 nov 2015

Quale motore serve per apprezzare un’auto come la Jaguar XF? In realtà già con una tra le meno performanti ma tra le più gettonate dalla clientela europea si può procedere con un filo di gas a basso regime, in tutto relax, e apprezzare anche nella guida poco impegnata la ripartizione delle masse quasi simmetrica tra i due assi e uno schema sospensioni che combina l’avantreno della F-Type al sofisticato retrotreno multilink della XE. Il vero problema è semmai che curva dopo curva cresce quella golosità che ti porta ad abbandonare il nuovissimo e razionale 2 litri turbodiesel “Ingenium” da 180 cavalli a favore del più potente V6 sempre a gasolio. Il quale, pur assecondando la nostra metà razionale, non impone certo particolari rinunce: alzi la mano chi pensa che 300 cavalli e 700 Newtonmetri di coppia non siano abbastanza. Di sicuro bastano e avanzano sulla XF, cui aggiungendo all’insieme pure le sospensioni adattave danno forma ad quadro dinamico di quelli interessanti, capaci di tenere testa senza la minima difficoltà ai più nobili casati tedeschi.
DIFFICILE TROVARE compromesso migliore nel panorama attuale: persino nella modalità dinamica assorbe con grazia tutte le buche senza mollare mai la presa nei curvoni veloci. Al tempo stesso la XF assolve pienamente il ruolo della quattro porte di prestigio, forte del fascino che il marchio ha sempre esercitato e rafforzata dalla parentela stilistica con altri modelli della gamma: l’identità Jaguar sta finalmente (ri)nascendo, e procede nella direzione giusta. Audace senza essere aggressiva, moderna ma mai pacchiana, elegante e non banale.
Maggiore prudenza la si è invece riservata per l’abitacolo, che unisce caratteristici tratti stilistici della precedente XF a soluzioni d’arredo forse fin troppo impersonali, amalgamandoli a sua volta con i dovuti aggiornamenti tecnologici: uno schermo da 10,2 pollici per l’infotainment e uno da 12,3 per la strumentazione digitale. Ed è proprio questa sua raffinatezza che in un certo senso non ti fa venire voglia di esagerare, di cedere in tentazione per il 3 litri a benzina che grazie al compressore volumetrico scarica al suolo 380 cavalli.
Qualche giro al circuito Los Arcos (Navarra) con la XF S lo confermano: prestazioni e dinamica di rilievo proprio come la sorella minore XE, rispetto alla quale però il timbro allo scarico è più ovattato, l’erogazione più mansueta, il posteriore meno reattivo. Ne smorza un po’ il fascino ma al tempo stesso fa desiderare, e non poco, la futura versione “R”. Ma per quella c’è ancora tempo…

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