Oggi vive di utilitarie, compatte e Suv. Ma c’era un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui
Opel era sinonimo di coupé: la
Monza, che era la variante a due porte della
Senator e che a Francoforte è ritornata sotto forma di concept; la
Kadett e la
Manta, due successoni negli anni ‘70 sia nella produzione di serie che nelle competizioni; e poi la
Calibra, che alla fine degli
anni ‘80 ha avuto proprio l’onore di rimpiazzare l’ormai appassita Manta.
La Calibra piomba subito come un missile in testa alle classifiche di vendita (Italia compresa) grazie a un
design all’avanguardia e a forme profilatissime, con un Cx di 0,26 che anche oggi rappresenta un valore strepitoso. La Calibra era
bella, faceva tendenza e ha avuto il merito di riportare in auge le coupé, settore allora in declino.
Era anche relativamente accessibile, con le prime versioni commercializzate nel
1990 (2.0 8V e 2.0 16V aspirate) che partivano da
meno di 30 milioni di lire. Grazie all’aerodinamica sofisticata, la coupé di Rüsselsheim era tremendamente veloce (oltre 226 effettivi per la duemila-sedici) e il suo telaio addirittura sovradimensionato per i 150 cavalli del suo 4 cilindri.
Finché, nel 1992, non arriva la versione top di gamma, quella che vedete in questa pagina:
la 2.0 16V Turbo 4x4. Per distinguerla dalle Calibra meno nobili era necessario un occhio preparato: gli unici dettagli che facevano la differenza erano i cerchi in lega — da 16 pollici anziché 15 e diverso disegno — e una terrificante scritta rossa “turbo” sulla coda che pareva acquistata dal negozio di aftermarket sotto casa. Questi elementi erano comunque sufficienti per rendersi conto che davanti agli occhi c’era la
Calibra più potente (204 cv) e costosa (oltre 43 milioni) della gamma. Una curiosità: seppur altolocata e ben equipaggiata, la Calibra Turbo non disponeva,
nemmeno a richiesta, del climatizzatore; Opel Italia offriva però la possibilità di montare un impianto
Diavia post-vendita. In caso di acquisto, perciò, assicuratevi che ci sia almeno quello...
Temperature a parte, la
Calibra Turbo era un missile ancor più delle sorelle aspirate, naturalmente: non tanto in accelerazione, dove coi nostri strumenti ci fermammo a
7”58 sullo 0-100 contro i 6”80 dichiarati, quanto in
velocità massima: con la sesta marcia di potenza era possibile superare i 242 km orari effettivi, un valore che per l’epoca e in relazione alla potenza relativamente contenuta era davvero encomiabile. Il 4 cilindri sovralimentato da 204 cavalli era caratterizzato da un’erogazione simile a quella dei turbo odierni, con poco ritardo di risposta e tanta fluidità ai bassi regimi (28,5 kgm di coppia a soli 2400 giri). Questo faceva della
Calibra una coupé estremamente fruibile, considerato anche un buon livello di confort e un’abitabilità per quattro eccezionale.
Stabile e a prova di maltrattamenti, nella guida sportiva la Calibra 4x4 era tendenzialmente sottosterzante, anche per via di una ripartizione standard che prevedeva il 75% della coppia alle ruote anteriori.