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Le vendite ancora al minimo, l'Italia non compra elettrico

Le vetture zero emissioni ad agosto a -29,2%; le plug-in hybrid a -22,7%

Le vendite ancora al minimo, l'Italia non compra elettrico

Pasquale Di SantilloPasquale Di Santillo

13 set 2022 (Aggiornato alle 11:14)

I numeri, solitamente, non mentono mai. Anche se vanno sempre interpretati e collocati in un contesto più ampio. Ma nella fattispecie - la vendita irrisoria di vetture elettriche in Italia - non c’è bisogno di interpretare o collocare. Semplicemente di guardarsi intorno. Ma andiamo per ordine. Ad agosto le elettriche nel nostro Paese (dati UNRAE) hanno avuto un calo di vendite del 29,2%, che diventa del 20% da gennaio, per una quota che passa rispettivamente al 3,2 e al 3,5%. Cumulando tutte le vendite di auto alla spina, ovvero elettriche e plug-in, ad agosto siamo al -22,7%, che da gennaio diventa -11,8%, con una quota dell’8,7%.

E questo nonostante gli incentivi e tutti i bonus previsti dal pacchetto di incentivi Le vendite ancora al minimo L’Italia non compra elettrico governativi. In sintesi, in Italia si vendono pochissime elettriche e poche vetture elettrificate, ibride plug-in. Meglio molto meglio mild hybrid e full hybrid. Ora, è inutile arrampicarsi su scivolosissimi specchi facendo confronti che non reggono. È vero, come sostiene Motus-E, l’associazione che raggruppa tutti gli operatori della mobilità elettrica che «l’Italia continua a fare peggio del resto d’Europa. Che a luglio la Germania ha immatricolato 28.868 veicoli elettrici, (+13,16% rispetto ad agosto 2021), la Francia addirittura il +70,28%, l’Olanda +19,6% e che l’elettrico avanza anche in Belgio, Regno Unito e Spagna».

Ma bisogna capire il perché di questa sostanziale differenza. Non può certo bastare il ritardo e la limitatezza degli incentivi decisi dal Governo a giustificarla, tant’è netta. Nel rispetto delle posizioni e delle opinioni di tutti, la realtà ci sembra più complessa e profonda di quella che sembra. A darci la fotografia del panorama generale è proprio la struttura del mercato italiano: a giudicare sempre dai numeri, il motivo preponderante della scelta non elettrica degli italiani (a parte le incertezze relative all’autonomia delle vetture e l’atavica difficoltà di ricarica) era e rimane semplicimente di natura economica. In Italia la maggioranza della popolazione non può permettersi l’auto elettrica (e in parte quella elettrificata) perché costa troppo anche con incentivi aumentabili. Non può infatti essere casuale che l’italiano compri tante Dacia o DR (rispettivamente +20% e +189% negli 8 mesi!!!), cioè vetture che garantiscono un rapporto qualità prezzo-gestibile nel tempo.

C’è poca disponibilità e tanta paura. Ed è altrettanto evidente come l’italiano medio rischi di allontanarsi sempre di più dal desiderio di acquistare un’auto elettrica, atterrito com’è dai costi crescenti dell’energia causati della guerra in Ucraina. Del resto, come ci si potrebbe permettere ricariche più o meno lunghe alla wall box di casa o alla colonnina con le tariffe che arriveranno ben oltre il costo delle benzine, già di per sé esorbitanti nonostante il Governo abbia prorogato fino a ottobre le misure attualmente in vigore che prevedono il taglio di 30 centesimi al litro per benzina, Diesel e metano? Insomma, qui il punto non è auto elettrica sì, auto elettrica no.

Nessuno vuole bannare la mobilità elettrica. Tutt’altro. Certo, sarebbe bello fosse davvero sostenibile, cioè figlia di energia proveniente da fonti davvero rinnovabili (altrimenti ci prendiamo in giro) ma nessuno mette in discussione che che vada comunque promossa in tutte le maniere possibili e immaginabili. Come è scontato che i costruttori debbano continuare a produrre modelli sempre più avanzati. L’elettrico è una delle future soluzioni possibili - insieme a idrogeno e carburanti sintetici - per lasciare alle future generazioni un mondo migliore e più pulito, gestendo al meglio possibile i cambiamenti climatici, senza dimenticare che la mobilità pesa in maniera contenuta sull’inquinamento generale rispetto ad altri comparti nei quali è comunque più complicato ridurre le emissioni. Quello che serve è solo il tempo: tempo da dare all’industria affinchè trovi un equilibrio economico sempre più corretto nell’interesse del cittadino, tra produzione e offerta/costo del prodotto; e tempo da dare anche ai governi (in particolare il nostro, quale che sarà) per incentivarla nella maniera corretta. In parole povere, realizzare quella transizione energetica che tutti hanno voluto accelerare come fosse realtà. E che invece, soprattutto in Italia, è appena partita.

I temi della mobilità elettrica e della transizione ecologica saranno trattati nel festival di Rom-e Ecosostenibilità e Futuro. Visita il sito rom-e.it per saperne di più e per partecipare all'evento

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