Dalla celebre Ford Eliminator alla Cadillac "CadZZilla", le più iconiche hot rod di Billy Gibbons degli ZZ Top
28 luglio
Lunghe barbe, cappelli, occhiali scuri e rock a volontà: è la ricetta (vincente) degli ZZ Top, gruppo statunitense formatosi a Houston, Texas, nel lontano 1969. Il trio, composto da Billy Gibbons (chitarra e voce), Dusty Hill (basso, purtroppo venuto a mancare esattamente due anni fa, il 28 luglio del 2021, e sostituito da Elwood Francis) e Frank Beard (batteria) è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame per l’incredibile carriera, con 50 milioni di album venduti in tutto il mondo. In questo articolo ci concentreremo sul chitarrista e fondatore, William Frederick Gibbons, detto Billy. Il motivo è semplice: come anticipato nella rubrica dedicata all'amico Jeff Beck, il celebre chitarrista barbuto è anche un collezionista di hot rod, con pezzi rari e iconici degni di essere raccontati. Abbiamo scelto le più interessanti.
Senza dubbio il modello più famoso della collezione. La Ford “Eliminator” prende il nome dall’album di maggior successo degli ZZ Top, datato 1983 e venduto in circa 20 milioni di copie: in copertina troneggia proprio il frontale della vettura. Trovata da Gibbons in un mercatino di auto usate, la vettura era ferma da 30 anni e totalmente da restaurare. L’operazione viene affidata a Pete Chapouris, celebre “hot rodder”, che la riconsegna al chitarrista cinque anni dopo, proprio durante la registrazione di Eliminator. L’auto torna all’antico splendore, con carrozzeria rossa, grafiche laterali “ZZ”, assetto ad hoc e motore V8 Chevrolet 350 (5,7 litri). Il risultato è incredibile, tanto che la band la utilizza anche per i video di “Gimme All Your Lovin’ “ (che linkiamo qui sotto), “Sharp Dressed Man” e “Legs”: la Eliminator diviene così una leggenda tra appassionati di musica e di automobili. Gibbons è estremamente legato alla hot rod, tanto da farne realizzare un tributo su base Ford Model 40 per la sua collezione privata. L’originale, infatti, è custodita nella sezione di pop art americana presso il Chicago Art Institute.
L'articolo continua nella prossima scheda
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