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Audi quattro, storia della prima europea a trazione integrale

La coupé tedesca, nel 1980, entra di diritto nella storia dell'automobilismo. RM Sotheby's ha messo all'asta un esemplare del 1983, contenente tutte le caratteristiche che hanno reso il modello un cult, su strada e nei rally

18 nov 2020 (Aggiornato alle 12:52)

Le aste di RM Sotheby's si tingono della storia. L'appuntamento è fissato in Arizona, il 22 gennaio 2021, quando la nota casa d'aste britannica metterà in vendita un esemplare di Audi quattro risalente al 1983. Nessun prezzo di partenza: gli appassionati potranno sbizzarrirsi e offrire qualsiasi cifra per portarsi a casa un pezzo di storia dell'automobilismo mondiale.

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LA PRIMA EUROPEA A QUATTRO RUOTE MOTRICI

La prima auto europea di serie con la trazione integrale: basterebbe questo dato per permettere ad Audi quattro di sedersi al tavolo delle più importanti di sempre. Un progetto non del tutto originale, in realtà: la britannica Jensen, con la Interceptor FF (1968), e la Subaru, con la Leone AWD (1972) avevano già tentato l'esperimento delle quattro ruote motrici su un modello stradale, ma nel primo caso si trattò di una produzione limitata a un migliaio di esemplari e un lavoro perlopiù artigianale, mentre la AWD restò in Giappone senza uscire dai confini nazionali.

TRAZIONE INTEGRALE: I VANTAGGI

Le origini del progetto risalgono alla fine degli anni '70, con le idee del telaista Jörg Bensinger, ex BMW, Porsche e Mercedes. In casa Audi ci si concentrò sugli svantaggi delle auto a trazione anteriore in relazione, ad esempio, ai fuoristrada, tra cui la scarsa aderenza nelle situazioni di bagnato. Deficit che poi andavano ad amplificarsi nei modelli Audi, già all'epoca forieri di grandi prestazioni. La soluzione venne così individuata nella trazione integrale, che avrebbe così migliorato la maneggevolezza, la guidabilità, l'aderenza degli pneumatici, le performance e la sicurezza tout court della vettura.

POTENZA TURBO, ANCHE PER IL MONDIALE RALLY

Per riuscire nel progetto, supervisionato da Ferdinand Piëch, Audi partì dalla sua coupé 80 GT adottando la trazione a quattro ruote motrici abbinata a ben tre differenziali. Una soluzione necessaria a gestire la potenza derivata dal motore scelto da Audi per alimentare la nuova berlina: un 5 cilindri 2.1 turbocompresso da 200 cv, 285 Nm di coppia con inieizione meccanica a firma Bosch. Ne scaturivano prestazioni da supercar - 220 km/h di velocità massima e 7,1 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h -, finalmente ben gestite dalla trazione integrale, che diede quindi il nome al modello, quattro, o anche Ur-quattro (dal tedesco "ur", "originario", in quanto prima macchina europea di ampia produzione ad adottare la soluzione all-wheel-drive). Senza dimenticare la trasmissione che (sembra superfluo specificarlo) prevede il cambio manuale.

Presentata al Salone di Ginevra nel 1980, attirando l'attenzione con il suo stile aggressivo e "muscoloso", Audi quattro divenne presto un cult del mondo automotive, e già al suo primo anno di vita, grazie alle nuove regole imposte dalla Federazione Internazionale, potè partecipare al Mondiale Rally, dove la trazione integrale si rivelò decisiva per scrivere la storia della disciplina e battagliare sulle strade di tutto il mondo contro Ford, Lancia e Peugeot. Ma questa è un'altra storia.

IL MODELLO RM SOTHEBY'S

L'esemplare messo all'asta da RM Sotheby's, risalente al 1983, conferma i dati tecnici della prima generazione di quattro, presentadosi con una verniciatura rosso sgargiante, cerchi Ronal da 15", tettuccio removibile, specchietti elettrici, spoiler posteriore rialzato e nuovi paraurti davanti e dietro.

Gli interni presentano rivestimenti in pelle marrone con inserti pieghettati in diagonale sui sedili e sui pannelli delle porte, oltre a una moquette nera con tappetini marchiati Audi. In dotazione, alzacristalli elettrici, cruise control, mentre la radio è stata rimossa. Un pannello montato nella console centrale, inoltre, contiene una manopola per i bloccaggi dei differenziali. La vettura ha percorso poco meno di 92mila chilometri.

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