Fra TSI e DSG è amore a prima vista
Entri e ti sembra di essere a casa, tanto è familiare l’impostazione del posto di guida. I sedili hanno una profilatura adeguata, ma senza che l’altezza dei fianchi sacrifichi la facilità di accesso, e il sostegno è adeguato. Il volante è abbastanza piccolo e abbastanza alto, e vanta una notevole estensione della regolazione longitudinale. Unico appunto, le levette per il comando del cambio DSG: sono un po’ piccole, per guidare in sequenziale occorre tenere le dita bene a posto. Vien proprio voglia di usarlo in sequenziale, il doppia frizione: i tempi di cambiata, e soprattutto la repentina caduta di giri che li accompagna, lo fanno ampiamente preferire ai robotizzati “normali”. Non che in automatico ci sia da lamentarsi: in Drive il comando è opportunamente smussato, perfetto per la guida turistica, sempre alla ricerca della marcia più alta in chiave risparmio carburante. Non manca la modalità automatico-sportiva: piacevole per la prontezza nello scalare quando si frena, finisce però per tenere anche troppo le marce basse, nella guida impegnata. In ogni caso, fra le varie modalità di funzionamento e la rapidità operativa, il DSG conferma ancora una volta la sua natura camaleontica, la capacità di fornire sempre risposte adeguate. E c'è ancora qualche spazio di miglioramento: sia per la prontezza di risposta al kick down sia per l'attacco delle frizioni al minimo, a volte un po' brusco. Già così, comunque, l'abbinamento col 1.4 TSI a doppia sovralimentazione finisce per proporre un'accoppiata di valore assoluto: la presenza del compressore meccanico rende pressochè istantanea la risposta al tocco sull'acceleratore, dopo di che si può contare su una coppia costante (e abbondante) da 1500 a 4500 giri. In alto, a spingere ci pensa solo il turbo, ma è sorprendente come l'elettronica faccia miracoli, e non si noti nessun salto di erogazione: la lancetta del contagiri sale veloce ma regolare, sin quando non arriva al limitatore, quota 6500. Ma il tiro dal basso è tale che difficilmente vien voglia di affondare le marce, anzi: va bene che sono sette, ma si trova puntualmente con un marcia in più, rispetto a quella che si è abituati ad utilizzare in quella curva o su quello strappo. Le prestazioni sono in linea con le aspettative: rispetto alla prima edizione del 1.4 TSI (che aveva 10 cv in più) qualche limatura in qua e là c'è, ma senza che il quadro generale ne esca modificato. Per contro il lavoro condotto sul motore ha permesso, senza affievolirne il carattere, di dare un taglio consistente ai consumi. Sopratutto nell'impiego autostradale, dove ci mette del suo anche il sette marce, con un finale da 45 orari per mille giri: risultato, oltre 12 km/l a velocità codice, e percorrenze in miglioramento su tutto il fronte, anche in città
L'assetto presenta una caratterizzazione turistico-sportiva
Se motore e il cambio sono fiori all'occhiello, il resto non delude. Nonostante la TSI non sia prettamente sportiva: il discorso riguarda lo sterzo, progressivo e omogeneo, ma non particolarmente pronto; ti aspetteresti un briciolo di reattività in più sebbene la sensibilità non manchi. Da aggiungere che la demoltiplicazione non è eccessiva, tre giri da un estremo all'altro, e che dunque le manovre risultano agevoli. A proposito di manovre, la Golf in prova era dotata del sistema di parcheggio automatico, offerto a richiesta: serve solo nei parcheggi "in linea", ma gli bastano 70 cm in più della lunghezza della vettura per posteggiare in totale scioltezza.
Tornando al comportamento su strada, anche l'assetto presenta una caratterizzazione che potremmo definire turistico-sportiva: niente di estremo insomma, ma quanto basta per rendere piacevole la guida su ritmi brillanti. Merito della progressività con cui la Golf va a trovare gli appoggi e alla precisione con cui segue le linee: certo, quando si forza si sconfina in un sottosterzo abbastanza evidente, ma l'equilibrio è facile da recuperare. Anche se la reattività al tiro-rilascio dell'acceleratore è meno evidente che in passato, e il comportamento del retrotreno più stabile e bilanciato. L’auto in prova era equipaggiata con gli ammortizzatori a smorzamento variabile, che offrono qualcosa in più sia nella sincerità di appoggio sia nelle doti di assorbimento, nelle normali condizioni di impiego, a completare un confort che beneficia parecchio delle grandi attenzioni dedicate all’insonorizzazione. Per chiudere, l’impianto frenante: anche qui la risposta del comando non è delle più aggressive, ma l’intensità è comunque adeguata e, una volta di più, il bilanciamento eccellente anche con aderenza variabile o in mancanza di totale allineamento dell’avantreno. A tutto vantaggio della tranquillità di chi guida.
