Sulla
Jaguar, c’è lo strano selettore del cambio: far manovra ruotandolo a destra e sinistra non vien proprio naturale. Chiaro che poi, in marcia, lo si può anche dimenticare, peccato che pure lui (il cambio) si dimentichi di tornare in Drive, come succede d’abitudine dopo che si è utilizzato anche per una sola volta l’innesto sequenziale, con le palette. Permette comunque di guidare a braccia orizzontali, e con ottimi ancoraggi. Il V6 inglese non è proprio un fulmine: fluido e progressivo sì, ma relativamente lento nel prendere i giri e deve anche fare i conti con un regime massimo tutt’altro che trascendentale. La
berlina inglese conferma tutte le sue belle qualità di
guida: pronta nell’appoggio, precisa e ben bilanciata in velocità, reattiva nei cambi di direzione, tanto da riuscire a destreggiarsi bene pure nello stretto, a dispetto del passo lungo. Per quanto riguarda il confort, la Jaguar risulta rigida sulle buche quanto pronta a copiare gli avvallamenti. Del resto, un qualche prezzo lo si deve pur pagare, se si vuol fare la
coupé.
