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La memoria delle emozioni: il V12 Lamborghini tra Miura e Aventador

Portatrice sana di memoria, di un passato capace di sopravvivere al tempo, il contenitore dei sogni che si rinnovano, rinascono ogni volta, ogni giorno, magari con forme diverse e tecnologie aggiornate ma sempre basate, alimentate da quella memoria, da quel passato che era e rimane la radice fondante di ogni sviluppo. Quando si entra in Casa Lamborghini, a Sant’Agata Bolognese, si avverte subito quella sensazione di viaggiare su due binari paralleli. E sebbene la modernità molto hi-tech domini la scena in ogni dettaglio, a cominciare dalla reception, il binario della tradizione, della cultura scorre dovunque in quegli stessi luoghi e si fa presente. E anche un po’ futuro.

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Lamborghini, un intreccio tra tradizione e futuro

Perché il punto d’incontro della dimensione spazio temporale in Lamborghini passa da una parte per il museo, dove sono raccolti i gioielli tanto cari a Ferruccio Lamborghini, a cominciare dalla 350 GT dalla quale partì tutto, quasi per dispetto. Dimostrare a Enzo Ferrari, sì, il Drake, proprio lui, che i Lamborghini sapevano fare anche vetture sportive e non solo trattori. E poi si trasferisce direttamente nel polo storico, il luogo sacro, dove appunto la storia, la composizione di ogni singola Lamborghini sul mercato viene conservata in ordinatissimi faldoni per attingere alle informazioni indispensabili e procedere a eventuali interventi, riparazioni, sostituzioni fino alle più complesse operazioni di certificazione o restauri veri e propri che di media si concludono in 12-18 mesi.

In questa continua osmosi tra passato, presente e futuro è inevitabile infilarsi nella cruna dell’ago, cioè nello spettacolare esercizio di competenza e passione che è il V12 del Toro. Il simbolo della continuità Lamborghini, giunto al canto del cigno alle soglie dei 60 anni, pronto ad andare in pensione per cedere il passo alla nuova tendenza elettrificata, cioè ibrida. E non c’era maniera migliore per chiudere il cerchio che riavviare la macchina del tempo - ancora lui - e come in un “Ritorno al Futuro” al contrario, proiettarci in un lungo viaggio a ritroso che ci catapulta in via Movara, sempre a Sant’Agata, sede storica, quasi leggendaria della fabbrica del Toro. In realtà, la fabbrica ancora non c’è perché la lancetta del tempo (e dai...) ci ha riportati indietro fino al 1963. E in quei giorni di maggio, i capannoni li stavano ancora costruendo.

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