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Fiat Dino Spider, la sportiva con motore Ferrari compie 55 anni

Iconica, elegante, veloce e dotata di un cuore made in Ferrari. La Dino, cavallo di razza della Fiat degli anni '60, spegne quest'anno 55 candeline. Una vettura che deve il suo nome al figlio del Drake, ma che con la collega di Maranello non condivide altro che il motore e il nome. Disegnata da Pininfarina, la sportiva Fiat incarnava lo spirito di Gran Turismo italiana, tanto da diventare anni dopo protagonista di una pellicola di successo come "Un sacco bello" di Carlo Verdone. Oggi le sue quotazioni hanno raggiunto cifre rilevanti, soprattutto per la versione a cielo aperto.

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Questione di numeri

La storia della Fiat Dino parte dai circuiti, precisamente quelli della Formula 2. Una categoria molto ambita negli anni '60, a cui puntava a partecipare anche un Marchio come Ferrari. Il regolamento dell'epoca, tuttavia, prevedeva che per potersi iscrivere al campionato fosse necessario omologare un numero rilevante di motori su vetture stradali. Fu così che nacque il progetto del motore Dino, così chiamato in onore del figlio scomparso del Drake, Alfredo “Dino” Ferrari, che anni prima pose le basi del V6 di Maranello. Il numero di esemplari richiesti dagli organizzatori della Formula 2 era però troppo elevato per un piccolo Costruttore come Ferrari, che chiamò in aiuto la Fiat.

Torino rispose e accettò di montare sulle vetture del Lingotto il 6 cilindri della Rossa. Da quel progetto videro luce due vetture simili eppure diversissime: da un lato la Dino 206 e 246 (che aveva la particolarità di non sfoggiare gli emblemi della Ferrari), dall'altro la Fiat Dino. Quest'ultima adottava uno schema a motore anteriore e trazione posteriore da GT classica, e un design che si integrava perfettamente con quello della gamma dell'epoca, a partire dalle 124 Coupé e Spider.

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Veloce e ricercata

Nel 1966 debuttò la versione scoperta della Dino, la più amata e ambita dai collezionisti, che oggi vale fino a 130mila euro. L'anno dopo fu la volta della coupé, che anche per via della produzione più ampia (circa 6.000 contro appena circa 1.500 spider) non supera la comunque ragguardevole valutazione di 60mila euro. Due le versioni prodotte: la prima adottava il motore 2 litri da 160 cavalli con basamento in alluminio, ad oggi la più ricercata per via della sua raffinatezza tecnica. La seconda invece vide un aumento della cilindrata a 2,4 litri e della potenza a 180 cavalli, vedendo però sostituito il basamento in alluminio con uno più tradizionale in ghisa. Più pesante ma anche più affidabile, scelto da Ferrari per resistere meglio alle sollecitazioni che il V6 creava.

Le due motorizzazioni sono distinguibili grazie alle ruote: sulla 2 litri era presente un solo gallettone, sulla 2.4 era invece presente un più tradizionale fissaggio a quattro bulloni. Lusinghiere le prestazioni, con una velocità massima che per la Dino più potente raggiungeva a i 210 km/h. La sportiva, uscita di produzione nel 1972, non vide mai un'erede.

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Dalla strada al grande schermo

Pochi anni dopo, nel 1980, la Dino divenne protagonista nel cinema italiano con il film “Un sacco bello”, diretto e interpretato da Carlo Verdone. Quello del lungometraggio era un esemplare spider in versione 2.4, in livrea nera e resa inconfondibile dalle saette rosse dipinte sulle fiancate. L'auto era usata da Enzo, uno dei personaggi di Verdone, per recarsi in Polonia insieme all'amico Sergio, portando con sé una scorta di penne a sfera e calze di nylon. Il resto, è storia del cinema italiano. Nel 2019, decenni dopo l'uscita del film, Verdone è riuscito a rintracciare il proprietario della Dino nera, nel frattempo privata delle saette rosse, e a comprare l'auto. Che finalmente è tornata nelle mani di chi le aveva donato la fama.

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