Il Superbollo continuerà, il Senato ha respinto la richiesta di abrogazione

Il Senato ha chiuso la porta in faccia alla richiesta di abrogazione dell’ottuso superbollo, noto come addizione erariale. L’emendamento, presentato da un gruppo senatori di Fratelli d’Italia nel contesto dell’esame del decreto fiscale, è stato respinto dalle commissioni riunite Finanze e Lavoro. 

Resta dunque la micro-tassa, che nella tendenza della semplificazione fiscale avrebbe potuto essere abolita in quando non significativa, al pari di altre. Dal 2012 al 2019 il superbollo ha portato complessivamente circa 900 milioni di euro nelle casse statali.

Pochi introiti per lo Stato

Una cifra non certo alta, seppur con un incremento negli ultimi anni. E soprattutto ha tarpato le ali a un mercato, delle auto nuove e di quelle usate con potenza superiore ai 252 cavalli, che in ogni modo tra carburante, manutenzione, pneumatici e in generale spese di gestione avrebbe quasi certamente generato un indotto, anche per lo Stato, superiore.

Il superbollo, introdotto dal governo Berlusconi nel 2011 e incrementato da quello Monti nel 2012 prevede il pagamento di 20 euro  aggiuntivi rispetto al bollo normale per ogni kW oltre i 185 kW (252 cv, appunto). Vale a dire che per una vettura da 300 cavalli (221 kW) si pagano 720 euro aggiuntivi alla tassa di circolazione. Per le auto con più anni si pagano 12 euro a kW dopo 5 anni dalla costruzione, 6 euro a kW dopo 10 e 3 kW dopo 15: il superbollo non è contemplato per auto con più di 20 anni.

Da vedere a questo punto se il governo deciderà di aumentare la pressione fiscali sui veicoli certificati e registrati come storici tra i 20 e 29 anni di età come è stato proposto in tre emendamenti da alcuni senatori di PD, Cinque Stelle e Italia Viva.

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