Unrae, Crisci: "Stop alle endotermiche nel 2035 una bomba inattesa. Senza un piano, il sistema va in crisi"

Unrae, Crisci: "Stop alle endotermiche nel 2035 una bomba inattesa. Senza un piano, il sistema va in crisi"

Il Presidente dell'associazione delle Case estere ha commentato la decisione del CITE e avverte dei possibili rischi nel procedere senza una strategia precisa

di Pasquale Di Santillo

15.12.2021 10:39

Ci deve essere una sorta di sottile autolesionismo nelle pieghe di chi governa le cose di questo Paese. Autolesionismo e incoerenza. Lo registriamo in molte cose, diventa evidente agli occhi di tutti quando si entra nel settore automotive. La presa di posizione arrivata venerdì scorso da parte del CITE (Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica), relativa alla decisione di bloccare produzione e vendita dei motori endotermici (anche ibridi) dal 2035 seguendo la linea dell’UE è infatti la dimostrazione di quanto sia davvero lontana la consapevolezza della realtà del mondo di riferimento. Intanto, perchè quella dell’UE è una proposta e “recepire”, “decidere”” su una proposta fa sorridere, proprio perché siamo ancora agli albori del percorso legislativo in Europa. Figuriamoci in Italia.

Poi, perchè è un controsenso dopo la chiara opposizione manifestata dalla maggioranza dei Costruttori che non hanno firmato il documento/impegno proprio per la data del 2035 alla COP26, infine perchè se metti un paletto del genere devi almeno essere pronto a garantire una strategia a lungo termine di sostegno alla vendita delle auto meno inquinanti, che magari arriverà, ma quando? Come? E invece niente, solo una presa di posizione... politica (ideologica?).

Una situazione che definire preoccupante è riduttivo per chi ogni giorno deve fare i conti con il calo delle vendite mentre ancora sta metabolizzando la delusione per il mancato inserimento proprio di quella strategia, magari estesa, all’interno della Legge di Bilancio.

Cosa contesta l'Unrae

Michele Crisci, Presidente dell’Unrae, l’associazione delle Case estere (oltre che presidente e AD di Volvo Italia) è sconfortato: "Lo ammetto - sospira - è stata una 'bomba' inattesa. Anche se di fatto il Ministro Cingolani l’aveva quasi anticipata in un recente evento. Sia chiaro, siamo di fronte a un copia e incolla del FitFor55 dell’UE. E la cosa lascia davvero attoniti. Ma come, il Governo italiano non recepisce mille altre indicazioni dell’Europa, tipo, sempre in tema auto, l’adeguamento alla fiscalità europea, e questa sì? Sarebbe ora di smetterla con i proclami e di mettere mano ad una seria agenda delle cose da fare. Posso essere d’accordo o contrario all’indicazione del CITE, ma dimmi anche cosa devo fare da qui al 2035. La realtà è che manca una strategia coerente di lungo termine. È come leggere un libro al contrario, si parte dalla pagina finale, invece di risolvere prima i tanti nodi che ci sono".

In tutto questo continua a latitare la chiarezza sugli incentivi: anzi, l’unica certezza è che a oggi, non ci sono. "Adesso stanno discutendo gli emendamenti alla Legge di Bilancio, ma andrà a finire come al solito che avremo due soldi a gennaio che a febbraio saranno già esauriti. Così non servono a nulla. Da manager d’azienda, la prima cosa che mi sento di dire è che non si riesce a fare il budget...".

Il ruolo centrale che spetta all'Italia

Insomma, deluso da questo Governo?
"Devo dire di sì. Quello precedente, anche con i suoi difetti, con i 5 Stelle che si opponevano a tutto, alla fine il PD trovava la maniera di farli ragionare. Qui ormai non capiamo più nulla. Un Ministro come Giovannini (Trasporti) che dice di voler aumentare i treni veloci, di volerli far arrivare nei porti per risolvere il problema della mobilità, significa che non conosce la realtà del nostro Paese. Giorgetti (Svilluppo) e il suo vice Frattini ci avevano garantito lo stanziamento di 1 miliardo all’anno fino al 2025. Il Ministro Franco (Finanza) deve sempre fare i suoi conti, mi rendo conto non sia facile trovare i soldi.Ma si prenda una decisione e si inizino a fare delle cose".

Quanto può pesare il costruttore Nazionale, oggi Gruppo Stellantis, su una decisione del genere?
"Immagino tanto, ma mi interessa relativamente. Qui bisogna uscire dall’equivoco. Se il mercato italiano continua a rimanere sotto la quota di 1 milione e quattrocentomila macchine vendute all’anno, tutti gli altriCostruttori avranno sempre meno interesse a portare vetture in Italia. Mentre Stellantis ha i suoi mercato abbastanza chiarti: FCA vende solo in Italia, PSA quasi tutto in Francia e poco in Italia. Il nostro Paese deve tornare a essere il terzo mercato europeo, altrimenti le conseguene in termini di posti di lavoro non sono valutabili. Spero che qualcuni se ne renda conto".

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