“La riduzione dell’Iva consentirebbe di attuare una immediata riduzione del prezzo all’utenza, composta di oltre 1 milione di famiglie a medio e basso reddito"
16.03.2022 ( Aggiornata il 16.03.2022 09:00 )
Il prezzo del metano per auto nelle ultime settimane ha subito delle variazioni enormi. Da circa 1 euro al kg di sei mesi fa è passato anche oltre 4 euro, ma varia da stazione a sezione, con una media di 2 euro.
Una situazione non sostenibile. Federmetano è intervenuta durante l’audizione informale presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati, in merito al disegno di legge di conversione del Decreto Energia riguardante misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali.
“Da sei mesi i nostri operatori combattono e convivono con una crisi tale che li ha costretti a più che raddoppiare il prezzo di vendita al pubblico del metano per autotrazione. Situazione, già insostenibile, che si è ulteriormente aggravata a causa della guerra in Ucraina“.
“Il principale provvedimento, che chiediamo da ottobre al Governo, è una riduzione dell’Iva dal 22 al 5% (già accordata agli usi civili e industriali) anche per il metano uso autotrazione. Un provvedimento con un onere a carico dell’erario irrisorio, soprattutto se confrontato con quello relativo all’adozione della medesima misura per gli usi civili e industriali e pari a 600 mln di euro“.
“L’intervento sull’Iva ci consentirebbe di attuare una immediata riduzione del prezzo all’utenza, composta di oltre 1 milione di famiglie a medio e basso reddito. È necessario, pertanto, riconoscere una agevolazione a una fascia della popolazione più in difficoltà di altre, agevolazione che fino a oggi il Governo sta ingiustamente rifiutando“.
“Parliamo di un comparto che conta oltre 1.500 punti vendita, che distribuiscono su tutto il territorio nazionale non solo metano di origine fossile ma – per il 30% – biometano, carburante 100% rinnovabile che deriva dall’upgrading dal biogas prodotto da matrici quali FORSU, fanghi di depurazione, reflui zootecnici, scarti agricoli e biogas di discarica e che in pochi anni potrebbe sostituire totalmente il gas naturale di origine fossile, rispondendo anche alla necessità di limitare la nostra eccessiva dipendenza energetica dall’estero“.
“Ricordo poi che questa infrastruttura è già pronta per distribuire anche idrogeno e, dunque, doppiamente necessaria per la decarbonizzazione che l’Italia, come gli altri paesi europei, è tenuta a traguardare. Infrastruttura che, se non sarà tutelata oggi, sarà da ricostruire domani con costi per lo Stato enormemente superiori”
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