Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha parlato di un'accelerazione alle infrastrutture e di riconvertire e consolidare la filiera auto
05.12.2022 ( Aggiornata il 05.12.2022 14:32 )
Il settore delle quattro ruote sta vivendo un momento molto delicato. Oltre a tutta la crisi scatenata, in ordine, dalla pandemia e dalla conseguente difficoltà di reperire semiconduttori, e poi in ultimo dal conflitto in Ucraina e i prezzi alle stelle del carburante, resta di base una situazione che ha ancora molti nodi da sciogliere, soprattutto quando si parla di elettrico. Un percorso già segnato, certo, ma di cui si deve ancora discutere molto, anche (e specialmente) in Italia. Su questo argomento, è intervenuto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica. Tra i temi principali le auto elettriche che vanno rese più accessibili e gli incentivi, con possibilità di essere rimodulati.
“Bisogna rendere l'auto elettrica più accessibile perché oggi è percepita come un bene di lusso, riservata a pochi”, afferma Urso, sottolineando un argomento più che mai di interesse. E poi c’è naturalmente la questione incentivi (i nuovi sono in vigore dal 2 novembre) che “sono stati rimodulati: è previsto un contributo aggiuntivo per l’acquisto di veicoli elettrici e ibridi plug-in per le persone con Isee al di sotto dei 30.000 e un contributo, pari al 50% di quello previsto per le persone fisiche, per le attività di autonoleggio”. E sempre in tema incentivi, Urso apre alla possibilità di una rimodulazione, ma ci deve essere una condizione essenziale: “Che aumenti la diffusione delle colonnine di ricarica per sostenere la domanda. In assenza di infrastrutturazione la domanda di auto elettriche non può decollare”.
L’argomento colonnine trova ampio spazio in questa intervista, con Urso che afferma che a breve le case private e i condomini potranno contare su un fondo di 40 milioni di euro che “assicurerà un'accelerazione alle infrastrutture”. In altre parole, spiega il ministro, “viene riconosciuto un bonus pari all’80% per acquisto e posa, con un limite di 1.500 euro per richiedente. Il tetto di spesa è innalzato a 8mila euro in caso di parti comuni degli edifici condominiali. I fondi sono a valere sul 2022, ma è stata proposta una modifica del Dpcm di agosto per prorogare al 31 dicembre 2023 la possibilità di effettuare l’acquisto e l’installazione delle infrastrutture”.
Lo svecchiamento del parco auto italiano è ormai da molto tempo al centro del dibattito pubblico, e anche su questo è intervenuto Urso: riconvertire e consolidare la filiera auto in Italia è un passo necessario per “garantirne la sostenibilità ambientale, così come quella economica e sociale”. Questo perché “nel dopoguerra l'Italia è rinata sull'auto e sulla siderurgia, sull'Agip di Mattei e sulle autostrade. È un patrimonio a cui non possiamo rinunciare”. E alla domanda sui fondi necessari a questa riconversione, il ministro dice: “Le risorse ci sono. Oltre agli 8,7 miliardi di euro del fondo creato dal Governo Draghi ci sono fondi per complessivi 14 miliardi di auro tra risorse nazionali, Pnrr e Ipcei fino al 2030. Vanno spesi bene con un'adeguata visione industriale. Le due principali linee di supporto sono investimenti produttivi e ricerca & sviluppo”.
Non poteva, infine, mancare un’opinione sullo stop europeo alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Urso ha affermato che non può passare tutto solo dall’elettrico: ”Sosteniamo con determinazione la transizione ecologica, ma non pensiamo che si realizzi solo con il passaggio all'elettrico in un arco temporale così breve. A differenza di altri non abbiamo una visione ideologica, non leggiamo la realtà con i paraocchi, e difendiamo il principio della neutralità tecnologica. Riteniamo necessaria la clausola di revisione al 2026, momento in cui la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100%, nonché la necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici e dell'importanza di una transizione sostenibile e socialmente equa. Diciamo poi sì al mantenimento fino al 2035 del regime speciale per i produttori di veicoli di piccoli volumi”.
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