Elettrificazione auto: non solo lusso ma un processo di difese e scelte

Elettrificazione auto: non solo lusso ma un processo di difese e scelte

Le parole di Tavares e De Meo a Parigi (dopo la visita a Macron) e quelle di Zipse sono segnali da tradurre in decisioni importanti per eliminare il rischio dell'invasione di auto cinesi in Europa che mette a rischio tutto il comparto (leggi lavoro) automotive

di Pasquale Di Santillo

29.12.2022 09:30

La consapevolezza a volte può non essere un processo immediato. Sia che riguardi un singolo individuo che quando coinvolge un intero settore. Solo che continua a sorprenderci il ritardo con il quale il mondo dell’automotive - paradossalmente all’avanguardia su tutto - si sta rendendo conto dell’enorme muro contro il quale rischia di andare a infrangersi da una parte l’enorme mole di investimenti che sono stati costretti a fare sull’elettrificazione delle rispettive gamme per evitare le multe UE, dall’altra il conseguente abbandono delle vetture di fascia bassa (segmenti A e B). Una sorta di prateria sconfinata lasciata a disposizione dei Costruttori cinesi, in grado, loro sì, di tenere prezzi accessibili per l’offerta di vetture a bassissime (se non zero) emissioni potendo disporre di forza lavoro a costi infinitamente più bassi di quelli europei, oltre che essere depositari del 90% delle materie prime, leggi terre rare, e dei microchip necessari alla realizzazione delle vetture a batteria, senza dimenticare il paradosso dei processi produttivi altamente inquinanti che azzerano di fatto tutti gli sforzi europei sulla riduzione delle emissioni. Da mesi in questa rubrica, come in tutto il magazine, stiamo ponendo l’accento su questa situazione che davvero può rappresentare una grave minaccia per il comparto automotive europeo. Ma solo ora sembra che questa consapevolezza cominci a diventare davvero parte delle politiche dei grandi Gruppi del Vecchio Continente.

A dire la verità, Carlos Tavares, CEO di Stellantis, da più di un anno alterna bordate alle politiche europee sull’auto, soprattutto al blocco deciso al 2035 dal fit for 55 per la produzione e vendita di motorizzazioni endotermiche (e ibride), con l’inevitabile esigenza dicontinuare a investire sull’elettrificazione a 360°. Ma il suo intervento al Salone di Parigi è andato ben oltre,con toni e concetti molto più profondi quando hachiesto reciprocità all’Europa con dazi sulle vetturecinesi, esattamente come fa la Cina con quelle europee, prendendo anche spunto dalle politiche americane dicui abbiamo scritto due mesi fa. Aggiungendo anche l’inutilità di passare all’Euro 7 vista la vicinanza con il 2035.

Un attacco in piena regola, sostenuto anchedalle parole del collega di Renault Luca de Meo (di cui si parla come suo sostituto sul trono di Stellantis). E soprattutto da quelle di Oliver Zipse, CEO di BMW, nonché Presidente di ACEA, l’Associazione Europeadei Costruttori che - finalmente - ha posto l’accento sull’aspetto più preoccupante di tutta la vicenda. "Il bando al 2035 dei motori endotermici - ha dettoZipse - rischia di far scomparire i veicoli economici dal mercato, trasformando le auto in prodotti solo per ricchi. Non vogliamo che le auto vengano portate via dai segmenti base. Politicamente è super pericoloso. Così si producono solo danni".

Oltre le parole, miste a inquientanti silenzi, sarebbe però anche opportuno, inattesa che qualcuno a Bruxelles si renda conto dellasituazione mettendo in atto politiche protettive dell’economia europea, i Costruttori non abbandonassero i segmenti di accesso al mercato. Se Renault ha Dacia e Stellantis Fiat, gli altri facciano la loro parte con modelli più abbordabili. Perché se Mercedes va nella direzione del lusso, lasciando il resto ai soci di minoranza di Geely - anche al 50% per Smart - qualcuno dovrà pure occuparsi delle persone normali che non possono permettersi di cambiare auto perché impossibilitate a sostenere quei costi troppo alti. A questo proposito sarebbe bello comprendere quali sono le intenzioni del gigante Volkswagen, soprattutto dopo il cambio della guardia tra Diess e Blume. Di certo, la visita di Tavarese de Meo dal Presidente francese Macron alla vigiliadel Salone di Parigi dice che qualcosa si sta muovendo. Non è mai troppo tardi per la consapevolezza.

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