Rinasce il marchio torinese Testadoro, solo pezzi artigianali

Come per l’arte, l’Italia è una miniera quasi inesauribile di storie di motori. Torna alla luce il Marchio piemontese Testadoro, caduto nell’oblio del 1949 e riportato su strada da Dario Pasqualini.

Dopo sette decadi riemerge un nome che ha fatto la storia in Piemente. Testadoro deve la sua origine a speciale testata per motori (originariamente Fiat 508 “Balilla”) progettata dall’ingegnere Arnaldo Roselli alla fine degli anni ’30 del Novecento. Il termine” venne coniato in conseguenza del caratteristico colore della testata stessa, fusa originariamente in bronzo.

Il ritorno della Testadoro

Pasqualini ha rilevato il Marchio ed è cominciata l’avventura, realizzata durante la pandemia nel buio di una officina di battilastra, boita in piemontese, alle porte di Torino.

La ragione sociale del Marchio, attivo dal 1946 al 1949, era Casa dell'Auto: una azienda che produceva vetture in modo artigianale, come intende fare anche oggi.

La realizzazione più celebre fu la Testadoro Daniela, con di motore 742 cm3 da 45 cavalli, telaio tubolare Gilco e carrozzeria di Elio Zagato, che fu anche pilota del modello.

Il primo prodotto della rinascita è Barchetta 1951, un progetto rimasto sulla carta causa la cessazione dell’attività dell’azienda. La carrozzeria è opera dei battilastra della Martelleria Giacometto di Cumiana, il motore è quello elaborato di una Fiat 1100 e portato a 63 cavalli.

Il telaio è stato realizzato con Martino Colombo, cugino di Gilberto Colombo che fece i telai dei modelli degli anni Quaranta. Un tuffo nel passato, la Barchetta 1951 ha esordito alla Vernasca Silver Flag del 2022.

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