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Tra previsioni e possibilità: il reddito di... realtà

A fronte di previsioni ottimistiche sulle vendite future delle auto elettriche, l'ACEA dimostra con i numeri quanto tutto sia correlato alle possibilità di spesa dei vari paesi. La morale è semplice: o i prezzi si abbassano, oppure niente boom

Tra previsioni e possibilità: il reddito di... realtà

Pasquale Di SantilloPasquale Di Santillo

12 mag 2023 (Aggiornato il 14 mag 2023 alle 14:17)

Mossa e contromossa, previsioni e realtà, o, se proprio vogliamo, le due facce della verità. Alla fine, ognuno, sullo scacchiere del business, muove le pedine che crede, quelle funzionali al proprio gioco. Il tema? Sempre lo stesso: la mobilità solo elettrica. Quello che fa sorridere, e anche riflettere, è la discrasia tra il presente (la realtà) e il futuro (le previsioni) che genera, alimenta solo grande confusione agli occhi dell’utente/consumatore che è costretto a proseguire questo viaggio verso l’ignoto a occhi chiusi. Ma andiamo per ordine: secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), le vendite di veicoli elettrici registreranno quest’anno un vero e proprio boom, al punto che un’auto su cinque tra quelle vendute nel 2023 sarà a zero emissioni.

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I numeri dell’AIE prevedono un aumento globale (inteso come in tutto il mondo) del 35%, che in numeri dovrebbe... leggersi come 14 milioni. Se davvero così fosse, la quota di mercato, sempre mondiale, salirà al 18%, contro il 4% che si registrò nel 2020. Questo significherà un abbattimento consistente della produzione di petrolio, parliamo di un “taglio” di cinque milioni di barili al giorno entro la fine del decennio, ricordando che il consumo mondiale di petrolio ammonta oggi in media a poco più di 100 milioni di barili al giorno. L’Agenzia prevede che la quota media di auto elettriche nelle vendite totali dei tre principali mercati delle vetture a zero emissioni, cioè Cina (qui le elettriche coprono il 60% delle immatricolazioni totali), UE e Stati Uniti, aumenterà a circa il 60% entro il 2030. Ecco: ammesso che questa prospettiva sia azzeccata, ed è sempre tutto da dimostrare, soprattutto in Europa, la diffusione delle auto elettriche, come anche delle ibride plug-in si scontrerà con la realtà delle possibilità economiche dei cittadini. A dirlo non è il sottoscritto o altri osservatori automotive, bensì l’ACEA, ovvero l’Associazione dei Costruttori Europei, gli stessi che stanno investendo euro a palate per la trasformazione sostenibile della mobilità...

La dichiarazione è semplice, quasi scontata nella sua banalità, ma estremamente illuminante. "La diffusione è legata al reddito netto annuale, il che dimostra che l’accessibilità economica è un fattore significativo nello scoraggiare gli acquisti dei consumatori". La scoperta del vaso di Pandora si basa su cifre precise che “confermano le disparità significative nell’accessibilità economica tra le diverse regioni d’Europa, con l’Europa settentrionale e occidentale con le quote di mercato più elevate e l’Europa centrale, orientale e meridionale con una penetrazione decisamente più bassa”. Nel dettaglio, l’anno scorso, nella UE, elettriche pure e ibride plug-in hanno raggiunto una quota del 21,6%, ma senza superare il 9% in più della metà degli Stati membri, tra cui Paesi come Grecia, Italia, Polonia e Croazia, dove il reddito netto medio annuo è di circa 13.000 euro. La penetrazione più bassa, il 3,7%, si riscontra in Slovacchia, il cui reddito medio è di 10.985 euro, a seguire Repubblica Ceca col 3,9% (13.836 euro di reddito), Bulgaria 4% (7.272 euro), Polonia 5% (10.872 euro) e Croazia (10.391 euro). In Italia, dove il reddito medio è poco sopra i 23 mila euro, la penetrazione arriva all’8,7%, mentre in Grecia, con salari medi di circa 15.100 euro, si ferma al 7,9%. Al contrario, la quota supera il 30% in cinque Paesi dell’Europa settentrionale e occidentale, dove il reddito netto annuo è superiore ai 32.000 euro: è il caso della Svezia, dove le auto ricaricabili rappresentano il 56,1% del mercato anche grazie a redditi medi di quasi 35.500 euro. Alle sue spalle Danimarca con il 38,6% (39.274 euro di reddito medio), Finlandia 37,6% (33.155 euro), Paesi Bassi 34,5% (40.312 euro) e Germania 31,4% (32.850 euro). Morale, o si abbassano i listini alla Tesla, oppure le previsioni saranno destinate a essere disattese, almeno in Europa.

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