L'editoriale del Direttore: Euro 7, strategie politiche

L'editoriale del Direttore: Euro 7, strategie politiche

Il mercato è in crescita ma l'arrivo di nuove norme e le diverse scelte dei Paesi rischiano di creare nuovi costi per gli utenti. Intanto, la Germania non firma contro l'Euro 7

di Andrea Brambilla

16.06.2023 ( Aggiornata il 16.06.2023 12:23 )

Se in questi mesi in apparenza il mercato dell’auto sta vivendo un periodo positivo per quanto riguarda le vendite, che anche a maggio hanno segnato una crescita del 23,1% rispetto allo scorso anno, l’altro lato della medaglia non è così bello. Infatti, quelli che mancano alle Case auto sono gli ordini, i contratti, più bassi dello scorso anno. In pratica i numeri che stiamo vedendo sono “drogati” dalle vetture che non erano state consegnate o che avevano tempi di consegna lunghi a causa della carenza di componenti o altre problematiche. Una situazione che probabilmente permetterà al settore di chiudere l’anno positivamente ma con il rischio di un 2024 nuovamente in recessione.

Ma il settore automotive è alle prese anche con altri problemi come la richiesta del Parlamento Europeo di rendere operative le norme Euro 7 nel 2025. L’introduzione di queste nuove norme comporterebbe un aumento del costo delle vetture che ovviamente ricadrebbe sul consumatore finale. Un aumento che secondo l’ACEA, l’associazione europea dei Costruttori, sarebbe ben 10 volte superiore di quella stimata dalla UE e sarebbe di circa 2.000 euro per ogni vettura. Alcuni AD di Case auto, tra cui Carlos Tavares CEO di Stellantis, hanno sostenuto che gli sforzi per ridurre la CO2 comportano oneri inutili per l’industria e rallenteranno il passaggio del settore all’elettrificazione.

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Braccio di ferro sull'Euro 7

Un allarme che anche il Presidente ACEA, Luca de Meo, ha chiaramente denunciato con toni anche più duri di altri suoi colleghi fino a dichiarare che: «con l’Euro 7 si avrebbero anche le fabbriche chiuse». Per scongiurare questa situazione i governi di Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria hanno chiesto di eliminare i limiti previsti per le emissioni dell’Euro 7 affermando che sono eccessivamente ambiziosi e irrealistici da raggiungere per le Case automobilistiche.

«Ci opponiamo a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di scarico (compresi nuovi requisiti di test o nuovi limiti di emissione) per auto e furgoni», hanno affermato i Paesi nel documento. Le norme Euro 7, che stabiliranno gli standard per quella che sarà l’ultima generazione di motori a combustione, dovrebbero entrare in vigore dal 1° luglio 2025. Tra i firmatari manca la Germania che, avendo ottenuto a marzo dal Parlamento Europeo l’apertura sui carburanti sintetici, gli e-fuel, ha fatto una scelta politica ma poco comunitaria. Soprattutto considerando che, in vista del blocco delle vendite di auto con motori endotermici nel 2035, l’industria dovrà affrontare anche nel 2030 un ulteriore scoglio, ovvero la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 rispetto al 2022.

Italia fanalino di coda

E nel frattempo l’Italia resta sempre il fanalino di coda dell’Europa nella vendita di auto elettriche, a maggio solo il 4,1% del mercato. Le problematiche che abbiamo registrato anche in occasione del nostro evento Automotive.Lab Plug a Milano sono sempre legate alla carenza di infrastrutture, a costi elevati e a incentivi poco efficaci ma anche a una disinformazione sull’elettrico che affligge l’utenza. La realtà è che stiamo vivendo una transizione della mobilità che ancora non convince, ma soprattutto cosi? come e? impostata non conviene all’utente.

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