La sveglia (tardiva) dell’UE Contro le elettriche cinesi

La sveglia (tardiva) dell’UE Contro le elettriche cinesi

Dall'Europa primo segnale contro le auto elettriche cinesi, sullo sfondo di tensioni politiche ed economiche tra Francia e Germania

di Pasquale Di Santillo

14.09.2023 11:47

Eppure si muove, meglio tardi che mai, un fulmine a ciel sereno. Si potrebbero usare tante allocuzioni per definire l’intervento di mercoledì del Presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen che nel discorso sullo stato dell’Unione ha fatto la voce grossa, si fa per dire, contro la Cina e la sua politica sulla produzione delle auto elettriche di massa a prezzi più bassi del mercato. 

I pericoli del dumping cinese

L’annuncio netto, senza possibilità di fraintendimenti dell’avvio di un’indagine sui sussidi dello Stato cinese ai suoi produttori sottointende una politica di concorrenza sleale o di dumping (in gergo economico), da parte del gigante di Pechino, arriva in extremis e sarebbe davvero curioso sapere dove fosse o a cosa stesse pensando la stessa von Der Leyen quando in questi anni la sua Commissione Ambiente imponendo il blocco ai motori endotermici al 2035 apriva di fatto le porte ai Costruttori cinesi che ora ha tardivamente capito di dover ostacolare per il semplice fatto - dumping o meno - che è un sistema non integrabile con quello occidentale. I maligni sostengono che l’intervento della von der Leyen sia figlio certamente delle ripetute pressioni francesi, da parte del Presidente Macron, probabilmente non a caso uno dei suoi grandi elettori in vista di una possibile rielezione…

Le tensioni tra Francia e Germania

Ma conta relativamente. Quello che conta è la presa di posizione e di conseguenza il teorico scontro in prospettiva con la Germania che non ha esattamente la stessa posizione della Francia e Macron nei confronti della Cina, anzi. Del resto, il volume di business tra Gemania e Cina con l’auto e non solo, è molto ampio. E al netto delle parole del ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck "Si tratta di concorrenza sleale, non si tratta di tenere le auto economiche ed efficienti fuori dal mercato europeo. Se l'indagine dell'UE dimostrasse che ci sono massicce violazioni delle regole di concorrenza dovremo ovviamente agire”, c’è grossa tensione sull’asse Parigi-Berlino. Con il Governo tedesco che deve provare a tutelare i grossi investimenti fatti da Volkswagen sull’elettrico (conseguenza del pasticciaccio del Dieselgate, appunto targato VW) e non vuole rovinarsi i rapporti con Pechino, che a sua volta potrebbe scatenare un’autentica guerra commerciale a 360 gradi.
 
Non a caso - specifica Automotive News - la scorsa settimana alla fiera IAA Mobility di Monaco gli AD di BMW Group, Mercedes e VW Group hanno tutti parlato positivamente dell'approfondimento dei legami con i cinesi. E come se non bastasse, il n.1 di Stoccarda, Ola Kallenius, ha affermato che le tariffe e le barriere commerciali con la Cina non sono la strada da seguire. "Dovremmo sostenere il libero scambio", ha affermato al World New Energy Vehicle Congress, organizzato dai cinesi.

Cosa ha detto von Der Leyen

Ma andando a rileggere le parole della von Der Leyen, lo scontro è anche più profondo, va ben oltre la complessa situazione dell’automotive e ha anche una data di scadenza: l’incontro ta il Presidente della Commissione UE e Cina a fine anno:  “I veicoli elettrici rappresentano un settore cruciale per l'economia verde - ha detto mercoledì la von Der Leyen - Con un enorme potenziale per l'Europa. Attualmente, però, i mercati globali sono inondati da auto elettriche cinesi più economiche. E il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso grazie a ingenti sussidi statali. Queste pratiche causano distorsioni sul nostro mercato. E come non le accettiamo quando provengono dall'interno, così non le accettiamo neppure dall'esterno. L’Europa è aperta alla concorrenza, ma non a una corsa al ribasso. Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali. Allo stesso modo, però, è essenziale mantenere aperta la porta della comunicazione e del dialogo con la Cina. Vi sono infatti anche temi su cui possiamo e dobbiamo cooperare. Ridurre i rischi senza disaccoppiarsi: questo sarà il mio approccio con i leader cinesi al vertice Ue-Cina alla fine di quest'anno”.
 
Alla von der Leyen devono anche aver ricordato quello che è successo nell’industria dei pannelli fotovoltaici dove giovani, dove le aziende cinesi hanno sbaragliato il campo della giovane concorrenza occidentale con lo stesso schema innescato nell’automotive  e non a caso ha aggiunto: “La concorrenza è vera solo finché è leale. Troppo spesso le nostre aziende sono escluse dai mercati esteri o sono vittime di pratiche predatorie. Spesso vengono indebolite da concorrenti che beneficiano di ingenti sussidi statali. Non abbiamo dimenticato il modo in cui le pratiche commerciali sleali della Cina hanno influenzato la nostra industria del solare. Molte giovani imprese sono state espulse da concorrenti cinesi fortemente sovvenzionati. Le aziende pionieristiche hanno dovuto dichiarare fallimento. I talenti più promettenti sono andati a cercare fortuna all'estero. Ecco perché la correttezza nell’economia globale è così importante: perché influisce sulla vita delle persone e sui loro mezzi di sopravvivenza".

Cosa dicono i numeri

Per la cronaca e per avere anche un quadro chiaro in termini numerici, nel 2022 la quota di mercato delle auto elettriche di marchi cinesi vendute nell'Ue è passata da pochi punti percentuali all'8%. Un trend che potrebbe portare a un quasi raddoppio nel giro di un anno e mezzo fino a raggiungere una quota del 15% nel 2025. La differenza di prezzo riscontrata tra i prodotti cinesi e quelli europei è in media del 20%. Se l’inchiesta confermerà i sospetti, tra nove mesi l’Ue potrebbe imporre dazi anti sovvenzioni del 20 per cento. Meglio tardi che mai, appunto.

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