Case auto cinesi, occupazione annunciata

Case auto cinesi, occupazione annunciata© BYD

I Costruttori europei per vendere in Cina hanno passato il loro know-how a una cultura industriale che ora si ritorce contro: ora l'offerta del colosso orientale è immensa

di Pasquale Di Santillo

10.10.2023 10:41

Lenta, progressiva, inesorabile: un’occupazione, più che un’invasione. Occupazione silenziosa di territori, spazi fisici e commerciali, quindi economici. La Cina, con i suoi imprenditori, ha sempre lavorato così, ovunque e in tutti i settori. Non a caso lo stesso schema operativo lo sta ripetendo da anni anche nell’automotive. Quindi c’è poco da meravigliarsi. Ma la differenza sostanziale, nella fattispecie, sta nel fatto che le basi per fare quello che stanno facendo ora, gliele abbiamo fornite su un piatto d’argento noi europei. Con l’abituale superficialità e presunzione, soprattutto le Case tedesche e francesi avide di ampliare i mercati e i relativi pro tti hanno pensato di “colonizzare” il gigante orientale, ma l’operazione si sta rivelando un boomerang dalle dimensioni devastanti.

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Se è vero che quei Costruttori hanno parzialmente incrementato le vendite sfruttando i numeri cinesi, la realtà dei fatti dice che nel mentre hanno trasferito tutto il loro know-how a un Paese che fino a 20-30 anni fa si muoveva in bicicletta. Un Paese però capace di assorbire, metabolizzare tutta la conoscenza produttiva e industriale europea per reinterprentarla con la propria cultura del lavoro (h24, 7 giorni su 7). Quella che ora gli consente di invadere il mercato europeo grazie da una parte all’eccessivo liberismo dell’UE e dall’altra dall’insensata politica sulle elettriche che ha reso il lavoro dei brand cinesi ancora più semplice (un’elettrica è più facile da costruire di un’endotermica).

La tardiva retromarcia della von der Leyen non risolve il problema e non è nemmeno un problema dell’indagine UE sul dumping dei prezzi e dell’ipotetica battaglia che si scatenerà. È come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.

Nel servizio su Auto in edicola dal 14 ottobre scoprirete quant'è grande e di qualità la proposta cinese con tutti i suoi brand e il rischio che corre l’automotive europeo nei prossimi anni se non si corre ai ripari. Più che dazi, serviranno intese e magari rinviare il blocco alle endotermiche stabilito dall’UE nel 2035, perché questo complicherebbe di molto il lavoro dei Costruttori cinesi. Come vedrete nel panorama dei brand cinesi manca il Gruppo Geely perché, con tutti i brand europei che possiede (Volvo, Lotus, Polestar, la stessa Lynk & Co, Smart e la quota di Daimler), è già “integrato” a pieno titolo nel Vecchio Continente. Che sia lo specchio di quello che succederà nel futuro?

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