Il Marchio del Biscione ha un primato anche in questa categoria, che torna di attualità. Ecco le Alfa MPV più celebri.

Monovolume Alfa Romeo, la storia ritorna?

Il clima intorno ad Alfa Romeo è sempre elettrico, di nome e di fatto. Il futuro del Biscione sarà solo a batterie dal 2027, con una preponderanza di Suv, grandi, medi, compatti e piccoli, la nuova Giulia, un potenziale ammiraglia, forse la Duetto.
Ma la storia non finisce qui, Alejandro Mesonero-Romanos, capo del Centro Stile Alfa Romeo, ha lanciato il sasso nello stagno.
Una monovolume, MPV, van o furgone, chiamatelo come più vi aggrada non è fuori dai radar del Costruttore. Parlando delle forme del furgone di Alfa Romeo negli anni Cinquanta, il Romeo (proprio così) il capo del design del Marchio ha detto ad Autocar: “Era bellissimo. A proposito, non bisognerebbe sorprendersi se un giorno tornasse”.
Non sarebbe una sorpresa, perché, anche se incosapevolmente, Alfa Romeo ha creato il primo monovolume della storia, come leggerete nella prossima pagina.
<h3>Una lounge col Cuore Sportivo?</h3>
La piattaforma Stellantis Large si presterebbe all’opera di una monovolume elettrica del Biscione. La carrozzeria sta tornando di moda su mercati importanti come USA e Cina. Il concetto di lounge viaggiante, ovviamente a batteria, capace di ospitare con grande modularità più device della media, stuzzica la clientela e ovviamente anche i Costruttori.
I multispazio sono rari, ma presenti con personalità nella storia Alfa Romeo, seppur con una maggioranza di veicoli commerciali. Vediamo i più famosi.
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<h3>A.L.F.A. 40/60 HP Aerodinamica</h3>
La prima monovolume della storia è stata Alfa, non ancora ai tempi Alfa Romeo.
Pezzo unico, chiamato Siluro Ricotti, perché nel 1914 il nobile milanese Marco Ricotti commissionò alla Carrozzeria Castagna un modello aerodinamico per migliorare le già ottime prestazioni della 40/60 HP.

Una monovolume da corsa, da 139 km/h all’epoca, realizzata in un solo esemplare, andato perso e poi replicato negli anni Settanta. È un vanto del Museo Storico di Arese.
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<h3>Alfa Romeo Romeo</h3>
Van commerciale del Biscione. Nome del progetto B10, conosciuto come Autotutto e prodotto dal 1954 al 1967 a Pomigliano d’Arco in 22 esemplari.
Piuttosto avanzato per l’epoca. Grazie alla trazione anteriore, che permetteva di abbassare il livello del piano di carico.

Mosso prima con un benzina 1290 cm3 da 35 cavalli e capace di sfiorare i 100 km/h e poi anche con un Diesel a due tempi di 1.2 sovralimentato con un compressore volumetrico, capace di 30 cavalli.
Realizzato in tre serie, le ultime due con cambio manuale ZF a quattro marce.
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<h3>Alfa Romeo A12 e F12</h3>
In produzione dal 1977 al 1983, sempre prevalentemente a Pomigliano d’Arco. “A” sta per autocarro, con vano aperto, “F” per furgone, con vano chiuso. In serie minore furono realizzati anche A11 e F11, più compatti.
Lunghi 4,49 metri, erano spinti dal quattro cilindri 1.3 della Giulia depotenziato a 52 cavalli, capace di 112 km/h.

Il motore Diesel era il 1.8 litri Perkins da 50 cavalli, meno brillante (95 km/h). Il cambio era lo ZF manuale a quattro marce, la razione anteriore.
Nel 1980 fu realizzato anche un prototipo di F12 a trazione elettrica, da 65 km/h e 110 km di autonomia.
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<h3>Alfa Romeo AR6 e AR8</h3>
Nato dalla Sofim, nel 1978 arrivò l’AR8 gemello dell’veco DailyI, dotato di un 2.4 litri Diesel da 72 avalli. 
Poi rinnovato nel 1975 con un Turbodiesel da 95 cavalli e anche con la versione a trazione integrale.

La sinergia continuò con un altro bestseller torinese, l’immortale Fiat Ducato. Era il 1985, tempo per l’AR6, con un 2.5 litri da 75 cavalli, rimasto in produzione fino al 1990.
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