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Dazi auto cinesi, Saic paga (anche) burocrazia e approccio

Grandi differenze tra Saic e altri gruppi cinesi nell'applicazione dei dazi, sulla base del grado di collaborazione all'indagine europea. Secondo gli analisi è (anche) una questione di approccio 

Dazi auto cinesi, Saic paga (anche) burocrazia e approccio

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

26 ago 2024

Se sulla materia tecnica hanno dimostrato di saper essere il riferimento, tra i marchi cinesi emergono differenze d'approccio nel presentarsi sui mercati europei e nel rapportarsi con il legislatore.

Saic, presente in Europa con il marchio MG - reduce da un ottimo 2023 in termini di vendite nel Continente e in Italia -, subisce più di chiunque altro i dazi.

Mano pesante della UE con chi non ha collaborato

Il 36,3% è la soglia prevista per i costruttori che non hanno collaborato all'indagine. La contestazione dell'indagine ha portato Saic, nel mese di luglio, a elencare gli aspetti che, secondo il costruttore, esulerebbero dal perimetro di un'investigazione sugli aiuti statali.

La correzione dei dazi prodotta dall'Europa non ha sostanzialmente ridotto l'aggravio che Saic dovrà sostenere nelle vendite di auto elettriche in Europa.

Le differenze di collaborazione misurate tra i diversi brand cinesi (Byd 17%, Geely 19,3%, Dongfeng 21,3%, per dire di alcuni) sono frutto secondo gli analisti di differenti approcci culturali dell'industria automobilistica cinese verso i rapporti con l'Europa.

Pubbliche relazioni, lobbisti e burocrazia

"Osservate i vari costruttori e dove ricadono con i dazi e avrete una mappa in grado di spiegare chi opera meglio con le relazioni pubbliche a livello locale (europeo; ndr) o con l'attività di lobby", il commento a Bloomberg del direttore generale della società di consulenza AlixPartners, Stephen Dyer.

Secondo fonti a conoscenza dei fatti, sulle informazioni chieste dalla Commissione europea nell'indagine sui sussidi statali ricevuti, Saic non avrebbe avuto l'accesso completo ad alcune informazioni richieste, provenienti dai fornitori. Inoltre, timori legati alla sicurezza industriale e l'alto grado di burocrazia interna, proprio di una compagnia a controllo statale, sono stati altri ostacoli all'apertura e condivisione delle informazioni con l'Europa.

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