L'improvvisa decisione da parte del Governo ha causato forti polemiche da parte delle due associazioni
29.10.2024 ( Aggiornata il 29.10.2024 17:12 )
Come un fulmine a ciel sereno è stato annunciato un taglio dell'80% del fondo automotive: la sottrazione è di circa 4,6 miliardi rispetto ai 5,8 previsti per il periodo 2025-2030. La scelta è stata fatta attraverso la pubblicazione del Bilancio Finanziario del Governo: lo stesso Esecutivo ha affermato che i pochi fondi rimasti saranno destinati esclusivamente alla filiera produttiva. Il taglio decreta di fatto la fine degli incentivi per l’acquisto di veicoli.
L'UNRAE e l'Anfia hanno criticato fortemente il taglio dei fondi destinati al settore automotive, considerandolo incompatibile con gli obiettivi di transizione ecologica. L'UNRAE in particolare, rappresentante degli importatori di auto estere, ha espresso sconcerto, sostenendo che la riduzione potrebbe arrestare i progressi della mobilità sostenibile in Italia, già in ritardo rispetto ad altri Paesi europei. Il ministro Adolfo Urso, che aveva assicurato il supporto al settore, dovrà sicuramente un’ondata di malcontento da parte di sindacati e delle aziende del comparto.
Roberto Vavassori, presidente dell'Anfia, ha definito la decisione "un fulmine a ciel sereno" che rischia di compromettere il lavoro svolto nei tavoli di confronto. Sindacati e rappresentanti del settore automobilistico chiedono una revisione urgente del taglio, che appare sproporzionato rispetto a quelli di altri settori. Anche le forze politiche, come il Partito Democratico, hanno espresso critiche severe e richiesto le dimissioni del ministro Urso, accusandolo di incoerenza rispetto agli impegni presi verso i lavoratori e le imprese del settore.
L’Italia non è la sola ad affrontare la crisi dell’automotive in Europa
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