Sulla questione è intervenuto direttamente il Gruppo, oltre ai sindacti che parlano a tutela degli operai coinvolti
28 nov 2024
A partire dal 2 dicembre 2024 la produzione dello stabilimento Stellantis di Mirafiori fino al 17 dicembre, per poi chiudere collettivamente dal 18 dicembre al 5 gennaio, con la ripresa fissata per l'8 gennaio. L'interruzione coinvolge 1.800 lavoratori addetti alla produzione delle 500 elettriche e delle Maserati GranTurismo e GranCabrio.
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"Stellantis è fermamente impegnata a garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività e sta sta lavorando duramente per gestire al meglio e traguardare questa cruciale fase della transizione verso l'adeguamento e l'adozione delle nuove piattaforme tecnologiche" afferma il Gruppo.
"Abbiamo chiesto per Mirafiori nuovi modelli e occupazione, ma la risposta dell'azienda è ancora cassa integrazione e stop produttivi" commenta la Fiom. "La decisione colpisce direttamente lavoratrici e lavoratori che avrebbero potuto contare su qualche giornata in più di retribuzione piena. Termina così l'annus horribilis dello stabilimento torinese che chiuderà al suo minimo storico". "Le vicende di Mirafiori carrozzerie dimostrano che per rilanciare la produzione è indispensabile lanciare modelli ibridi e non solo elettrici" ha aggiunto Gialnuca Ficco, segretario nazionale della Uilm. La situazione del settore automotive continua a essere difficile in tutta Europa.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, presenterà domani a Bruxelles un "non-paper sull’auto" per chiedere una revisione delle normative sui veicoli leggeri e pesanti. L’obiettivo è evitare il fallimento degli obiettivi intermedi del 2023, sostenendo che un approccio più razionale potrebbe mitigare le difficoltà: "Non chiederemo di cambiare il target al 2035 ma di rendere più ragionevole il percorso" spiega Urso che parla di "visione ideologica" che ha portato a "un meccanismo così infernale" e avverte: "Bisogna riportare l'Europa alla realtà".
Intanto, Volkswagen ha deciso vende le sue attività nella regione cinese dello Xinjiang, una zona al centro delle accuse di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui il lavoro forzato. La vendita sarà effettuata alla Shanghai Motor Vehicle Inspection Center (Smvic).
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