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Quasi 120 anni dopo la prima edizione del raid, riparte la mitica Pechini-Parigi riservata alle auto d'epoca
22 gen 2025
Da Pechino a Parigi con una vecchia Fiat 500, attraversando tutta l'Asia e mezza Europa su una vettura concepita sette decenni fa per un uso principalmente urbano. È questa la sfida che affronterà un equipaggio sammarinese e italiano sul percorso di una delle gare più dure e antiche del mondo. Era infatti il 1907 quando venne disputata la prima storica edizione di questa corsa: a vincere fu un equipaggio tutto italiano, al volante dell'Itala 35/45 HP che con questa impresa si guadagnò un posto nella storia dell'automobilismo. Ora, a cercare di replicare quel successo, sarà la piccola Fiat 500 colorata con l'azzurro della bandiera di San Marino.
La vettura scelta per l'impresa è una 500 R immatricolata nel 1973, appartenente a Federico Pedini Amati, Segretario di Stato per il Turismo della Repubblica di San Marino. L'auto è stata ribattezzata “Lucia”, il nome della figlia di Pedini Amati. Al fianco di quest'ultimo, a completare l'equipaggio, ci saranno Stiven Muccioli, CEO di una multinazionale con sede a San Marino e grande appassionato di motori, e due veterani della Pechino-Parigi: il giornalista professionista Roberto Chiodi e il chirurgo dentista Fabio Longo, che insieme hanno ben cinque partecipazioni alla gara.
La 500 ha subìto una serie di modifiche per renderla più adatta e resistente all'estenuante impresa che la attende, ma nessuno stravolgimento è stato apportato alla piccola Fiat. Che si troverà a sfidare auto ben più grandi e potenti sui circa 14mila chilometri di percorso. L'organizzazione prevede tappe giornaliere di circa 450 km, senza alcun tipo di assistenza programmata (a differenza, ad esempio, della Dakar) su percorsi anche estremamente duri.
A bordo della vettura, oltre che per i due piloti, c'è spazio per scorte di acqua e cibo, sistemi di navigazione satellitare, attrezzatura fotografica e roadbook.
“Si avvicina la partenza della corsa più bella ed antica del mondo, la Pechino-Parigi 2025 – ha spiegato Federico Pedini Amati – e la nostra 500 si sta rifacendo il look. Ne vedremo delle belle”.
“Supportare la Pechino-Parigi è la testimonianza tangibile del nostro impegno verso l'innovazione e la capacità di superare i limiti – ha aggiunto Stiven Muccioli – Vedere una leggenda come la Fiat 500, affrontare un percorso tanto impegnativo, con un equipaggio sammarinese, incarna perfettamente lo spirito che guida BKN301: osare, sperimentare e abbracciare nuove sfide”.
Attualmente, il regolamento della corsa impone che tutte le vetture partecipanti abbiano un'età di almeno 50 anni, vale a dire immatricolate prima del 1975. Le radici di questa gara sono ben più antiche: l'edizione originale si svolse infatti nel 1907, proprio agli albori del periodo eroico dell'automobilismo e dell'automobile stessa.
In quell'occasione, erano solamente cinque gli equipaggi iscritti: uno dall'Olanda, con una vettura Spyker, e tre dalla Francia con due vetture De Dion e un triciclo Contal. Presente, infine, un equipaggio italiano con una vettura Itala. Mentre gli olandesi e i francesi avevano scelto di gareggiare con vetture leggere e poco potenti, giudicate più adatte a destreggiarsi nei difficili percorsi che avrebbero dovuto affrontare, gli italiani optarono per un'auto molto pesante e potente – per gli standard dell'epoca – con 45 cavalli di potenza erogati dal motore di ben 7 litri.
La scelta dell'equipaggio italiano, formato dal principe Scipione Borghese e dal suo chauffeur Ettore Guizzardi, si rivelò immediatamente la migliore. Il percorso non fu comunque facile per nessuno, ma alla fine fu l'Itala ad arrivare per prima al traguardo: il 10 agosto 1907, esattamente due mesi dopo la partenza da Pechino, Borghese e Guizzardi entrarono trionfalmente a Parigi, accolti da una moltitudine di giornalisti e curiosi. Delle altre quattro vetture in gara, tre (le De Dion e la Spyker) arrivarono a destinazione con una ventina di giorni di ritardo, mentre la Contal, irrimediabilmente bloccata nel Deserto del Gobi, venne abbandonata e il suo equipaggio tratto in salvo da alcuni nomadi mongoli.
Il premio per questa impresa non fu nient'altro che la gloria, e la consapevolezza di aver compiuto qualcosa che al momento della partenza non era affatto scontato. L'intera gara era infatti soprattutto una sfida per dimostrare che la neonata automobile aveva raggiunto una tecnologia tale da riuscire a d arrivare ovunque. Lo spiega bene l'annuncio, pubblicato nel gennaio del 1907 su un giornale francese, che lanciava la sfida: «Quello che dobbiamo dimostrare oggi è che dal momento che l'uomo ha l'automobile, egli può fare qualunque cosa ed andare dovunque. C'è qualcuno che accetti di andare, nell'estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?»
A posteriori, possiamo affermare che la sfida fu ampiamente vinta.
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