06.05.2025 ( Aggiornata il 09.05.2025 17:26 )
Un’immagine diventata virale in poche ore ha acceso l’attenzione sui social: un robotaxi Waymo fermato dalla polizia stradale di Tokyo, con tanto di agente motociclista pronto a redigere una multa. Ma il caso, per quanto divertente e suggestivo, ha una spiegazione razionale: il veicolo non stava guidando in modalità autonoma, bensì era pilotato da un conducente umano, parte del programma di test attualmente in corso nella capitale giapponese.
L’immagine è stata pubblicata sulla piattaforma X (ex Twitter) dall’utente @YukkuriMasa1225, totalizzando in poche ore oltre un milione di visualizzazioni. I commenti ironici non sono mancati: «Chi paga la multa, l’intelligenza artificiale?» o ancora «Aspettiamo il primo processo a un robotaxi». Ma mentre l’umorismo ha invaso la rete, gli esperti hanno subito chiarito che non è stata Waymo in quanto sistema autonomo a commettere un errore.
L’espansione di Waymo in Giappone è partita ad aprile 2025, con un progetto di raccolta dati su strada all’interno di sette quartieri centrali di Tokyo: Minato, Shinjuku, Shibuya, Chiyoda, Chuo, Shinagawa e Koto. Al momento, i robotaxi circolano con un autista al volante, fornito da Nihon Kotsu, una delle maggiori compagnie di taxi della città. Questi conducenti non sono solo incaricati della guida, ma anche della raccolta di dati fondamentali per l’adattamento del sistema autonomo di Waymo alle particolarità del traffico giapponese.
Quindi, l’infrazione che ha causato il fermo del veicolo sarebbe da attribuire al comportamento del conducente umano, e non a un malfunzionamento del software di guida autonoma.
L’obiettivo di Waymo, controllata da Alphabet (la holding di Google), è quello di ottimizzare i propri algoritmi grazie a milioni di chilometri percorsi in condizioni reali. Finora, la flotta ha già superato i 56,7 milioni di miglia percorse in modalità autonoma negli Stati Uniti, con risultati incoraggianti sul piano della sicurezza stradale.
La fase attuale a Tokyo serve proprio a personalizzare la guida autonoma per le infrastrutture, le normative e le abitudini stradali locali. Una sfida non da poco, considerando la densità del traffico, le dimensioni ridotte delle strade e l’estrema puntualità richiesta dai clienti giapponesi.
L’episodio dimostra anche quanto il pubblico sia attento — e spesso ironico — di fronte all’introduzione della tecnologia autonoma nella vita quotidiana. Se da un lato episodi come questo sono destinati a diventare sempre più frequenti in una fase di transizione, dall’altro rappresentano anche occasioni preziose per testare la reazione delle autorità, dei cittadini e delle infrastrutture a un nuovo paradigma di mobilità.
In definitiva, il fermo del robotaxi Waymo a Tokyo è stato più un aneddoto che un incidente, ma ha messo in luce le delicate dinamiche di convivenza tra uomo e intelligenza artificiale su strada. E in un Paese come il Giappone, all’avanguardia tecnologica ma attento alle regole, la sperimentazione non può che essere rigorosa.
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