24.05.2025 ( Aggiornata il 26.05.2025 11:46 )
Negli ultimi decenni, la mobilità privata ha subito una trasformazione silenziosa ma devastante: le automobili sono diventate più grandi, più pesanti e più numerose. Una tendenza che ha effetti collaterali evidenti e quotidiani sotto gli occhi di tutti: buche, avvallamenti, asfalto spaccato e marciapiedi rovinati.
Ma perché le strade si stanno deteriorando più rapidamente? La risposta si trova in una regola scientifica poco nota al grande pubblico ma ben conosciuta da chi si occupa di ingegneria civile: la regola della quarta potenza.
Secondo la regola della quarta potenza, lo stress che un veicolo esercita sulla pavimentazione stradale non aumenta in modo lineare con il peso del mezzo, ma alla quarta potenza del carico per asse. Ciò significa che raddoppiare il peso su un singolo asse provoca un danno 16 volte maggiore. Triplicare il carico? Il danno sarà 81 volte più alto. E così via.
Un esempio concreto:
Automobile da 2 tonnellate, 2 assi → carico per asse: 1 tonnellata
Camion da 30 tonnellate, 3 assi → carico per asse: 10 tonnellate
Il camion esercita 10.000 volte più stress sull’asfalto di una normale automobile. Diecimila. Basta un singolo passaggio per fare il danno di un’intera giornata di traffico leggero.
La diffusione massiccia di suv da 2 tonnellate ha effetti paragonabili. Una piccola utilitaria da 1 tonnellata distribuisce 0,5 tonnellate per asse, mentre un suv ne scarica 1. Il risultato? Il suv danneggia la strada 16 volte più della piccola auto. Un colpo al portafoglio pubblico.
E non è tutto. Prendiamo un tipico camion della nettezza urbana da 5,5 tonnellate: ha un carico per asse di circa 2,75 tonnellate. Il suo impatto sull’asfalto, confrontato con un suv da 2 tonnellate, è di quasi 57 volte maggiore. Basta una sola raccolta rifiuti per segnare definitivamente una strada.
Una delle conseguenze meno visibili ma altrettanto gravi è l’usura di marciapiedi e piste ciclabili. In molte città italiane, i mezzi pesanti invadono le aree pedonali o effettuano manovre in spazi non progettati per il loro peso. Un singolo passaggio può compromettere la struttura del fondo, causando crepe e cedimenti.
La manutenzione? Spesso insufficiente, lenta o assente. Eppure, se queste strutture venissero costruite per resistere ai carichi di camion e furgoni, i costi salirebbero vertiginosamente. Chi pagherebbe il conto?
L’aumento delle dimensioni medie dei veicoli ha trasformato la manutenzione stradale in una voce di spesa crescente per comuni e amministrazioni. Il fenomeno è globale. Anche in paesi con una cultura della manutenzione più efficiente come gli Stati Uniti o il Regno Unito, il deterioramento delle strade è una piaga. Come riporta un’inchiesta del Guardian, il problema delle buche nel Regno Unito è legato molto più ai veicoli pesanti che al traffico intenso.
La matematica del degrado è impietosa: un suv da 2 tonnellate danneggia quanto 16 utilitarie, una Range Rover pesa quanto un piccolo autocarro. Una bicicletta, al confronto, quasi non lascia traccia: servirebbero un milione di passaggi in bici per fare il danno di una sola Range Rover.
«Se le strade fossero costruite meglio come all’estero, non si rovinerebbero» è un commento che compare spesso sui social. Ed è parzialmente vero: in Italia molte strade urbane sono progettate male e subiscono una manutenzione sporadica. Ma anche le migliori infrastrutture cedono sotto veicoli non previsti.
Le autostrade, ad esempio, sono costruite per sopportare carichi pesanti, motivo per cui resistono meglio. Le strade urbane no. E quando una piccola crepa si apre su una via cittadina, il passaggio costante di suv e camion la trasforma rapidamente in una buca.
Riparare le strade è costoso, soprattutto se bisogna rifare anche il sottofondo per sopportare i mezzi più pesanti. Forse, nelle città, servirebbe un ripensamento radicale: meno suv, più city car, più trasporto pubblico su rotaia come il tram, che non danneggia l’asfalto.
È anche una questione di tasse: ha ancora senso che un suv da 2 tonnellate paghi la stessa tassa di possesso di una berlina leggera? O che un pick-up da tre tonnellate circoli liberamente nei centri storici?
Negli Stati Uniti, dove il trasporto su gomma domina, la dimensione media dei veicoli ha raggiunto livelli estremi. Pick-up da tre tonnellate con targa normale, autocarri che circolano nei centri urbani come se fossero su una freeway. Il risultato? Strade devastate, manutenzioni continue e fondi pubblici prosciugati.
Anche in Europa stiamo seguendo quella strada. Eppure abbiamo soluzioni a portata di mano: veicoli leggeri, mezzi pubblici efficienti, politiche urbane per la mobilità sostenibile. Manca solo la volontà politica.
La regola della quarta potenza (per chi volesse approfondire l'argomento link qui) ci dice con chiarezza: non tutti i veicoli sono uguali. Un camion non è solo più ingombrante: è un moltiplicatore di danni. Un suv non è solo più alto: è una tassa occulta sulla collettività.
Le scelte individuali hanno un costo pubblico. E se non iniziamo a ragionare anche in termini di peso, dimensioni e danno strutturale, continueremo a spendere miliardi per rincorrere l’asfalto che si sgretola.
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