Auto elettrica, l’Italia maglia nera per i costi di ricarica: le più care d’Europa

Auto elettrica, l’Italia maglia nera per i costi di ricarica: le più care d’Europa© Ricarica elettrica, foto Evne su Unsplash
Una mappa Acea evidenzia l’emergenza prezzi: con le tariffe attuali, ricaricare in Italia è più costoso che altrove, anche rispetto alla benzina

di Luca Talotta

03.06.2025 ( Aggiornata il 03.06.2025 14:00 )

Non è il prezzo delle auto elettriche il vero ostacolo alla loro diffusione in Italia, ma quello dell’elettricità. In un Paese che ambisce a guidare la transizione green, la ricarica pubblica è oggi la più costosa d’Europa, superando ampiamente la media dell’Unione e rendendo paradossalmente più conveniente viaggiare con un’auto a benzina. A certificarlo è Acea, l’associazione dei costruttori europei di automobili, che ha pubblicato una mappa interattiva comparando le tariffe per ogni modalità di rifornimento nei diversi Paesi UE.

Ricarica veloce, costi alle stelle

Il dato più allarmante riguarda la corrente continua (DC), ovvero la ricarica veloce presso le colonnine pubbliche: 0,80 euro al kWh in Italia, il prezzo più alto d’Europa. Per fare un esempio pratico, per percorrere 100 km con una Volkswagen ID.4 (che consuma 17,3 kWh/100 km), servono circa 14 euro, contro i 10 euro circa di una Polo a benzina. Un gap del 40% che frena ogni incentivo statale o bonus ambientale, rendendo la scelta elettrica poco conveniente sotto il profilo economico quotidiano.

Anche la ricarica lenta è tra le più care

Nemmeno la corrente alternata (AC), quella delle ricariche domestiche o delle colonnine lente, offre sollievo: 0,69 euro/kWh, un costo inferiore solo ai Paesi Bassi (0,72 €/kWh). Anche in questo caso, i numeri mettono l’Italia in fondo alla classifica della convenienza. In Spagna, per esempio, i prezzi sono decisamente più competitivi: 0,39 €/kWh in AC e 0,51 €/kWh in DC. Meglio anche Francia (0,52 in AC e 0,57 in DC) e Germania (0,58 e 0,66 €/kWh).

Il confronto: elettrico meno conveniente della benzina

Acea ha creato un indice comparativo per valutare se i costi di gestione dell’elettrico siano inferiori (indice <1) o superiori (indice >1) rispetto a quelli di un’auto termica. Dalla media europea emerge che:

  • Solo la ricarica domestica è realmente conveniente, con un indice di 0,47

  • Le colonnine pubbliche lente arrivano a 1,01, quindi in linea con il motore termico

  • Le ricariche veloci superano quota 1,19, confermando un aggravio economico rilevante

In sintesi, chi ricarica da casa spende meno, ma chi dipende dalla rete pubblica finisce per pagare di più rispetto a un’auto a benzina.

Il paradosso italiano della transizione

L’Italia si trova quindi in un paradosso: promuove la mobilità elettrica con incentivi e obiettivi green, ma poi penalizza l’automobilista con tariffe tra le più alte d’Europa. Una situazione che rischia di bloccare la diffusione dell’elettrico proprio mentre il resto d’Europa accelera.

Il ritardo nell’adeguamento infrastrutturale, unito a un sistema tariffario poco trasparente e poco competitivo, impedisce al nostro Paese di allinearsi ai modelli virtuosi. Serve un intervento deciso, non solo a livello locale ma anche nazionale, per regolare i costi, favorire la concorrenza e sostenere chi sceglie l’elettrico per convinzione ambientale.

 

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