Caos autovelox: multe annullabili e ricorsi, cittadini penalizzati da un vuoto normativo di 33 anni

Caos autovelox: multe annullabili e ricorsi, cittadini penalizzati da un vuoto normativo di 33 anni© Autovelox, foto Denny Muller, Unsplash
Due sentenze opposte della Cassazione in un giorno riaccendono il caso

di Luca Talotta

06.06.2025 08:09

Il 2025 potrebbe passare alla storia come l’anno in cui la legittimità delle multe da autovelox è crollata sotto il peso di un vuoto legislativo rimasto irrisolto da 33 anni. Due sentenze della Corte di Cassazione, emesse lo stesso giorno dalla stessa sezione e con lo stesso relatore, gettano nel caos il sistema sanzionatorio per eccesso di velocità, lasciando cittadini, comuni e forze dell’ordine in una situazione di incertezza paralizzante.

Una delle sentenze (n. 13996/2025) ha stabilito che in assenza di omologazione le multe sono nulle. La seconda (n. 13997/2025), però, aggiunge che per dimostrarlo serve una querela di falso, aggravando pesantemente l’onere per i cittadini multati. Un paradosso che nasce da una realtà nota a tutti: nessun autovelox in Italia è formalmente omologato, perché il Ministero delle Infrastrutture non ha mai emanato il decreto necessario a disciplinare tale procedura.

Il paradosso giuridico: due sentenze, due pesi

Come spiegato dal professor Mauro Renna, docente di diritto amministrativo all’Università Cattolica di Milano, la situazione è kafkiana: «È incontrovertibile che nessun autovelox sia stato omologato secondo quanto richiesto dagli articoli 45 e 142 del Codice della Strada». Tuttavia, mentre una sentenza riconosce che questo basta a invalidare la multa, l’altra pretende un’azione legale costosa e complessa – la querela di falso – per smentire un verbale che attesta qualcosa di impossibile.

Questa discrepanza crea disparità di trattamento tra automobilisti e pone interrogativi sul principio di uguaglianza davanti alla legge. Il risultato? Un aumento vertiginoso dei ricorsi, che i giudici non potranno ignorare ancora a lungo.

Le reazioni: tra indignazione e richieste di spegnimento

La confusione ha già provocato reazioni forti. Giordano Biserni, presidente dell’Asaps (Associazione amici della polizia stradale), è drastico: «Se è così, basta. Spegniamo tutto». Il suo timore è che, oltre al caos giuridico, si stia minando la legittimità stessa dei controlli sulla velocità, con gravi conseguenze per la sicurezza stradale. E i dati lo confermano: l’ultimo fine settimana ha registrato 37 vittime sulle strade italiane, record negativo del 2025.

Anche Luigi Altamura, comandante della Polizia Locale di Verona, denuncia il cortocircuito istituzionale: «Ho fatto eliminare la parola “omologato” dai verbali, ma siamo tutti sospesi: le multe possono essere annullate perché lo Stato non ha mai fatto il suo dovere». Da ben 33 anni, infatti, si attende un decreto ministeriale che definisca i criteri per l’omologazione dei rilevatori di velocità. Senza quel testo, ogni autovelox è tecnicamente “fuori norma”.

Un problema politico e istituzionale

Il vuoto normativo è sotto gli occhi di tutti. Dopo l’anticipazione del Corriere della Sera, una bozza di decreto era stata inviata dal governo a Bruxelles per notifica. Ma il Ministero delle Infrastrutture ha fatto marcia indietro e ha ritirato il testo, gettando ulteriore incertezza.

«Non si può più attendere», dichiara la senatrice Raffaella Paita (Italia Viva), che ha presentato un’interrogazione parlamentare sul tema. La sua denuncia è chiara: la situazione, lasciata marcire per anni, oggi produce danni concreti. Molti comuni hanno già disattivato gli autovelox, ma intanto le multe continuano a essere emesse, con il rischio di creare un disastro economico per le amministrazioni locali.

Codacons: cittadini penalizzati, lo Stato rischia danni erariali

Il Codacons non usa mezzi termini: «Chi riceve una multa illegittima, ma per annullarla deve affrontare un processo, ha il diritto di rivalersi sulla Pubblica Amministrazione». Per Carlo Rienzi, presidente dell’associazione, ciò potrebbe portare a risarcimenti milionari e perfino a un intervento della Corte dei Conti per danno erariale.

Tuttavia, Rienzi ricorda anche il valore sociale degli autovelox: «Chi supera i limiti di velocità mette a rischio la vita altrui e va sanzionato con severità. Ma il rispetto della normativa deve valere anche per lo Stato». In altre parole: la legge deve essere applicata a tutti, anche agli enti pubblici.

Multe a rischio e Comuni in allarme

Le implicazioni economiche sono devastanti. Le multe elevate con strumenti non omologati rischiano l’annullamento in massa, mentre le somme già inserite nei bilanci comunali potrebbero rivelarsi illusioni contabili. Non solo: i Comuni potrebbero dover rimborsare spese processuali, oltre a vedere sfumare gli introiti previsti da sanzioni già contestate.

La vicenda ha portato a un’esplosione dei ricorsi, alimentata da una giurisprudenza incerta e da sentenze che non offrono un orientamento univoco. Il rischio è che i cittadini si ritrovino costretti ad avviare due cause distinte (opposizione al verbale + querela di falso) solo per dimostrare che la multa si basa su uno strumento mai omologato. Una forzatura giuridica e morale, che mina la fiducia nelle istituzioni.

 

Verso una nuova regolamentazione?

La soluzione? Serve un intervento normativo urgente. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti deve approvare il decreto tecnico di omologazione, promesso da anni ma mai concretizzato. Solo così si potrà uscire dal limbo in cui è finita la legittimità delle sanzioni da autovelox.

Nel frattempo, il consiglio per gli automobilisti è uno solo: verificare attentamente i verbali ricevuti. Se non compare la dicitura “omologato”, è possibile presentare opposizione. Se invece è presente, si dovrà valutare con un legale l’opportunità – e i costi – di un ricorso con querela di falso.

Una cosa è certa: il caos autovelox è oggi uno dei più clamorosi fallimenti amministrativi della Repubblica. E i cittadini, ancora una volta, ne pagano il prezzo.

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