06.06.2025 ( Aggiornata il 06.06.2025 08:16 )
Ogni giorno, circa 26 milioni di italiani accendono la radio mentre sono al volante. La radio in auto è molto più di un semplice sottofondo musicale: è informazione in tempo reale, pluralismo delle opinioni, intrattenimento accessibile a tutti. Tuttavia, questa abitudine quotidiana rischia di scomparire, silenziata da un’innovazione tecnologica che procede più velocemente della legislazione.
L’allarme arriva da Massimiliano Capitanio, commissario dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), che ha dichiarato pubblicamente che «alcune case automobilistiche stanno già producendo modelli privi della classica autoradio, sostituendola con una semplice interfaccia USB». Una scelta che, se non regolamentata, potrebbe lasciare milioni di automobilisti senza accesso alla radio tradizionale, con gravi conseguenze non solo sul piano sociale ma anche democratico.
La denuncia di Capitanio è chiara: molte auto, soprattutto quelle di nuova generazione o le microcar elettriche usate da giovani e neopatentati, non sono più dotate di sintonizzatori FM o DAB+, ma solo di un display multimediale con presa USB. In pratica, è possibile collegare un’app musicale, ma non si ha accesso alla radio lineare, né analogica né digitale. Questo significa perdere un presidio gratuito, universale e immediato di comunicazione, accessibile anche senza connessione internet o abbonamenti.
Dal punto di vista dell’Agcom, il rischio è concreto: si sta progressivamente smantellando uno strumento di pubblica utilità, soprattutto in situazioni di emergenza, come incidenti, alluvioni o blackout, dove la radio resta l’unico mezzo in grado di informare tempestivamente i cittadini.
L’Autorità ha già inviato una nota ufficiale al Governo, chiedendo un intervento tempestivo per garantire che ogni veicolo in commercio sia dotato almeno di tecnologia DAB o FM, come previsto dal Codice delle Comunicazioni elettroniche. Anche in Parlamento è iniziato un dibattito su possibili norme a tutela della radio in auto.
«Senza un intervento deciso, non sono a rischio solo migliaia di posti di lavoro, ma anche un fondamentale presidio della nostra democrazia» – ha affermato Capitanio. Il problema, secondo il commissario, è stato sottovalutato, ma riguarda da vicino milioni di cittadini.
Non bisogna pensare alla radio come a un semplice strumento per ascoltare musica. Capitanio sottolinea che si tratta di uno strumento di democrazia, che garantisce accesso pluralistico all’informazione, voce ai territori, e rappresenta spesso l’unica alternativa per chi non ha accesso al web o vive in aree a bassa connettività.
Lo sviluppo della radio digitale (DAB+) è un passo importante, ma non può avvenire a discapito della rete FM, che secondo Capitanio «resta fondamentale come back-up infrastrutturale, soprattutto in scenari critici, come quelli che coinvolgono autostrade o reti isolate». La radio FM è infatti una delle poche tecnologie capaci di raggiungere ogni angolo del Paese, anche dove internet o il digitale terrestre non arrivano.
Il fenomeno è in crescita soprattutto tra le auto di fascia bassa e le microcar elettriche, molto diffuse tra i più giovani. Il design essenziale, la ricerca del risparmio e la centralità delle app musicali stanno portando i produttori a eliminare l’autoradio, considerata un optional superfluo. Ma il risultato è che milioni di veicoli vengono venduti senza alcun accesso alla radio, in violazione delle direttive europee e italiane.
Molti produttori, anche blasonati, offrono ormai come standard solo un’interfaccia multimediale, lasciando al cliente la possibilità – spesso onerosa – di acquistare a parte la ricezione FM o DAB. Una tendenza che potrebbe diventare dominante se non verrà regolamentata.
Il commissario Agcom ha lanciato anche un monito sul piano occupazionale. La filiera radiofonica italiana, composta da centinaia di emittenti locali, giornalisti, tecnici, speaker e fornitori, rischia di essere penalizzata in modo irreversibile. Se l’accesso alla radio tradizionale diventa sempre più difficile, calano ascolti, investimenti pubblicitari e sostenibilità economica delle emittenti, mettendo in discussione migliaia di posti di lavoro.
E con loro si spegne una voce importante del panorama mediatico italiano, quella delle radio indipendenti, territoriali, comunitarie, che rappresentano un modello di pluralismo ancora vivo e presente in tutte le regioni del Paese.
Secondo Capitanio, servirebbe anche una campagna di sensibilizzazione per educare i cittadini, e in particolare i più giovani, all’importanza della radio come strumento di conoscenza e partecipazione. «La radio è un meraviglioso strumento, che può e deve coesistere con le nuove piattaforme digitali. Non possiamo permettere che venga cancellata per disattenzione o miopia industriale».
L’auspicio dell’Agcom è che il governo intervenga con una norma che imponga a tutti i veicoli di nuova immatricolazione di essere dotati di almeno una tecnologia radiofonica standard, inclusa nel prezzo di listino e non eliminabile. In parallelo, occorre rafforzare le reti DAB e mantenere operative le FM, in modo da garantire copertura, resilienza e accessibilità a lungo termine.
Link copiato