Auto elettrica, allarme ricariche pubbliche: in Italia le più care d’Europa

Auto elettrica, allarme ricariche pubbliche: in Italia le più care d’Europa© Foto di Michael Fortsch, Unsplash
Secondo i dati Acea, le colonnine italiane hanno i prezzi più alti dell’Ue. Così l’elettrico diventa meno competitivo del termico

di Luca Talotta

10.06.2025 07:37

Il sogno della mobilità a zero emissioni rischia di restare fermo ai box, almeno in Italia. A lanciare l’allarme è Acea(Associazione dei costruttori europei di automobili), che con una nuova mappa interattiva mette nero su bianco un problema già noto agli addetti ai lavori ma troppo spesso ignorato: il costo della ricarica pubblica è talmente elevato da rendere meno conveniente l’uso di un’auto elettrica rispetto a una a benzina o diesel.

Italia maglia nera d’Europa: i prezzi più alti per ricaricare

Nel dettaglio, ricaricare un’auto elettrica in Italia costa in media:

  • 0,80 €/kWh per la corrente diretta (colonnine veloci)

  • 0,69 €/kWh per la corrente alternata (colonnine lente)

  • 0,51 €/kWh per la ricarica domestica

Confrontando questi dati con gli altri principali mercati europei, l’Italia emerge come il Paese più caro per la ricarica pubblica. In Spagna, ad esempio, si pagano 0,51 €/kWh per la ricarica veloce e 0,39 €/kWh per quella lenta; in Francia 0,57 e 0,52 €/kWh, rispettivamente; in Germania 0,66 e 0,58 €/kWh.

Risultato? Secondo l’analisi Acea, una Volkswagen ID.4 elettrica costa circa 14 euro per percorrere 100 km se ricaricata a una colonnina veloce, mentre una Polo a benzina percorre la stessa distanza con circa 10 euro. Il divario è del 40% a svantaggio dell’elettrico, proprio in un Paese che dovrebbe spingere la transizione green.

Il paradosso italiano: l’energia costa troppo anche da casa

Anche la ricarica domestica – generalmente più economica – in Italia è più cara della media europea. Se la media UE per il kWh in casa è di 0,47 euro, da noi si sale a 0,51 euro/kWh, rendendo meno competitivo persino il sistema più conveniente.

Questo penalizza ulteriormente la diffusione delle auto elettriche, che puntano molto sulla ricarica notturna domesticacome alternativa valida ed economica alle infrastrutture pubbliche. In pratica, l’italiano che vuole passare all’elettrico paga di più in ogni scenario possibile.

Confronto diretto: elettrico vs termico

Acea ha elaborato un indicatore chiaro per valutare la convenienza dell’elettrico rispetto al termico:

  • Se il valore è inferiore a 1, conviene l’auto elettrica

  • Se è superiore a 1, conviene quella a combustione interna

Ecco cosa emerge per l’Italia:

  • Ricarica domestica0,51 → conveniente ma sopra la media UE (0,47)

  • Ricarica colonnine lente1,08 → più cara del termico

  • Ricarica colonnine veloci1,23 → decisamente più cara del termico

E il confronto con altri Paesi fa riflettere:

  • Francia: sempre sotto 1, qualunque sia la modalità

  • Germania: solo la ricarica veloce è più costosa (1,22)

  • Spagna: ricarica domestica e lenta sempre convenienti

Colonnine pubbliche: servono incentivi e trasparenza

L’alto costo delle ricariche pubbliche in Italia ha radici in una filiera energetica ancora poco efficientetariffe non regolamentate e mancanza di concorrenza reale tra operatori. Le colonnine veloci, in particolare, sono gestite da pochi soggetti che spesso applicano tariffe premium, giustificate da alti costi infrastrutturali e manutentivi.

Ma in un contesto in cui l’elettrico dovrebbe diventare l’alternativa di massa, questo modello rischia di allontanare gli utenti. Per risolvere il problema, gli esperti suggeriscono:

  • Introduzione di tariffe regolamentate minime per la ricarica pubblica

  • Incentivi fiscali per i gestori che mantengono i prezzi entro una soglia sostenibile

  • Promozione di forme di abbonamento flat per chi utilizza l’auto elettrica quotidianamente

  • Più trasparenza nei costi: oggi spesso non si conosce il prezzo finale fino a ricarica avviata

Elettrico in stallo: colpa dei prezzi, non delle auto

Se le auto elettriche in Italia faticano a conquistare il mercato, non è solo per il prezzo d’acquisto iniziale. Sempre più modelli sono oggi disponibili sotto i 30.000 euro, spesso con incentivi statali o regionali. Il vero ostacolo è diventato il costo d’uso quotidiano.

Molti automobilisti italiani – anche disposti al cambiamento – si scoraggiano quando fanno i conti con il portafoglio: un pieno di corrente può costare più di uno di benzina, soprattutto se si è costretti a usare colonnine pubbliche per motivi logistici o abitativi.

Serve un cambio di passo per non perdere il treno della transizione

L’Italia rischia di restare indietro nella corsa all’elettrico nonostante la spinta europea e l’impegno delle case automobilistiche. Per rimettere in carreggiata la mobilità sostenibile, è necessario intervenire su prezzi, infrastrutture e comunicazione.

Bisogna semplificare l’accesso alle ricarichefavorire l’installazione di colonnine rapide nei centri urbani, ma soprattutto calmierare i costi, evitando che l’elettrico resti un privilegio per pochi.

 

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