12.06.2025 07:04
Nel grande viaggio globale verso la mobilità elettrica, l’Italia si ferma in corsia d’emergenza. Lo dice l’E-Mobility Trend Barometer 2025, la nuova ricerca internazionale realizzata da BearingPoint, società di consulenza strategica e tecnologica che ha indagato sei mercati chiave (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Cina) con oltre 8.000 interviste in collaborazione con l’istituto YouGov. Un’analisi che restituisce uno spaccato impietoso: se in Cina ben il 73% dei cittadini è pronto a passare all’elettrico, in Italia la percentuale si ferma a un timido 24%, perfettamente in linea con il Regno Unito ma nettamente dietro gli Stati Uniti (31%) e i principali vicini europei.
Un dato che fa riflettere e che evidenzia un Paese bloccato da ostacoli noti ma non ancora risolti: prezzi elevati, scarsa autonomia percepita e una rete di ricarica inadeguata restano le principali barriere all’acquisto. In parallelo, l’interesse c’è – spinto soprattutto da motivazioni ambientali – ma non si trasforma ancora in scelte concrete. L’Italia sogna green, ma guida ancora termico.
Secondo i dati BearingPoint, solo il 19% degli italiani ha mai guidato un veicolo elettrico. In Francia è il 31%, in Germania il 26%, mentre la Cina domina con un sorprendente 68%. Eppure, la volontà di abbracciare la mobilità sostenibile esiste. A spingere è, innanzitutto, l’attenzione per l’ambiente: il 42% degli italiani intervistati cita la sostenibilità come ragione principale per scegliere un EV, il valore più alto tra tutti i Paesi occidentali esaminati.
Il secondo driver è il minor costo di gestione (18%), seguito dall’interesse verso le tecnologie innovative (14%) e dagli incentivi fiscali (12%). Tuttavia, a bloccare tutto è il fattore economico iniziale: per il 36% degli intervistati italiani il prezzo è il principale ostacolo, a cui si aggiungono l’autonomia limitata (25%) e le infrastrutture insufficienti (18%).
Il confronto con la Cina è emblematico: in un mercato dove l’offerta di modelli elettrici low cost è ampia e la rete di ricarica capillare, solo il 12% cita il prezzo come deterrente. A dimostrazione di quanto un’azione coordinata tra pubblico e privato possa davvero cambiare le carte in tavola.
Se da una parte l’Italia arranca, dall’altra mostra segnali di trasformazione culturale interessanti. Quando si parla di brand, il Made in Italy mantiene una posizione di forza: il 30% degli intervistati indica FIAT come marchio di riferimento per la prossima auto elettrica, e il 65% considera in generale i brand del gruppo Stellantis.
Un dato in linea con quanto accade in Francia, dove l’identità nazionale gioca un ruolo forte nelle decisioni d’acquisto. Tuttavia, emergono nuove curiosità: Tesla conquista il 16% delle preferenze italiane, seguita da marchi coreani e cinesi. È il segno di un mercato in lenta ma progressiva apertura, che potrebbe favorire una maggiore diversificazione dell’offerta EV.
In Germania, naturalmente, è Volkswagen a dominare; negli Stati Uniti Tesla resta l’assoluto punto di riferimento; mentre in Cina l’80% dei consumatori guarda a produttori locali, in un mix di patriottismo e competitività.
Secondo Paolo Uggetti, Partner e Automotive & Industrial Manufacturing Lead di BearingPoint Italia, servono condizioni più favorevoli per agevolare la svolta elettrica: «I risultati raccontano un Paese interessato, ma bloccato. Il costo iniziale, la percezione dell’autonomia e la carenza di colonnine sono ostacoli noti. Tuttavia, sono superabili se si attiva un gioco di squadra tra produttori, istituzioni e stakeholder».
Uggetti sottolinea che «l’Italia ha una motivazione ambientale forte, ma ha bisogno di maggiore education, per accompagnare davvero i cittadini nella transizione. Il mercato della mobilità elettrica sarà globale, ma il ritmo sarà diverso da Paese a Paese. L’Italia può ancora ritagliarsi un ruolo centrale se saprà innovare, adattarsi e rendere desiderabile e accessibile il cambiamento».
Il futuro della mobilità in Italia dipenderà da come sapremo affrontare i nodi oggi visibili: un’offerta di auto elettriche più ampia ed economica, un’infrastruttura di ricarica ben distribuita e un cambiamento culturale profondo che trasformi la sostenibilità da desiderio a realtà quotidiana.
L’identità nazionale rappresenta un asset da valorizzare: se FIAT continua a raccogliere fiducia, significa che c’è spazio per una filiera italiana dell’elettrico che unisca know-how tecnologico, design e sostenibilità. Ma serve un’accelerazione reale. Perché – come ricorda il Barometer – oggi si vince, domani si rincorre. E in un mondo che cambia a grande velocità, restare fermi equivale a restare indietro.
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