12.06.2025 15:22
Da presidente dell’Acea, prima che il timone passasse a Ola Kallenius, tra le “ricette” suggerite da Luca de Meo all’Europa, per salvare l’industria automobilistica continentale, una guardava nella direzione delle K-car giapponesi. Ovvero, creare una normativa che fosse vantaggiosa, anzitutto sul piano fiscale, perché i costruttori si impegnassero a produrre auto elettriche molto piccole, a vocazione urbana, con benefici per gli acquirenti, come l'esenzione dai pedaggi.
Una ricetta che torna, in una lettura diversa, nelle parole di John Elkann, intervistato durante l’Automotive News Europe Congress a Torino. "L'Europa dovrebbe certamente avere delle E-Car. Se il Giappone ha le K-Car, che catalizzano il 40% del mercato, non c'e' motivo per cui l'Europa non dovrebbe avere delle E-Car”.
Il quadro odierno vede alcune citycar elettriche estremamente piccole nelle dimensioni, poco al di sopra dei 3,50 metri di lunghezza, con 4 posti e prezzi tra i 15 e 18 mila euro. Modelli come Dacia Spring, Leapmotor T03, per indicare la tipologia di prodotto che potrebbe essere classificato tra le E-Car. Poi, un salto alle porte del segmento B, con Byd Dolphin Surf, Fiat Grande Panda, Hyundai Inster, tutte interpreti di un concetto probabilmente diverso dalla trasposizione delle K-Car in chiave europea.
Dalla prospettiva termica, Toyota Aygo X Hybrid è l'ultima ad aver proposto una soluzione nel segmento A ma a prezzi destinati a collocarsi sopra i 20 mila euro. Ancora Hyundai, con la i10, Fiat con la Pandina, Suzuki Ignis, sono le pochissime opzioni rimaste e dai prezzi di listino oltre i 15 mila euro.
“Sono una realtà possibile, è importante che l'Unione europea e i maggiori paesi costruttori di auto, come Italia, Germania, Francia e Spagna, siano davvero consapevoli di come possono usare in modo intelligente la regolamentazione. E di come potrebbero creare una nuova categoria di vetture, le E-Car, che farebbero anche bene all’ambiente”, le parole del presidente Stellantis, riportate dall’agenzia di stampa Radiocor. “Possono essere economiche, veramente accessibili. Possono essere europee, costruite in Europa, perché in fin dei conti, se possiamo avere la giusta regolamentazione, non solo si può costruire in Europa, ma si può comprare in Europa”, ancora Elkann.
Entro la fine del 2025 tornerà a riunirsi il Tavolo per il futuro dell’automotive europeo, che dovrà discutere di incentivi all’acquisto delle elettriche per sostenere la domanda. La Commissione europea, invece, dovrà avviare il percorso di revisione del Fit for 55 del 2035, che a oggi prevede la messa al bando delle auto termiche. Serviranno interventi che traducano in misure concrete il concetto più volte ribadito di una transizione da rendere “tecnologicamente neutrale”. Si attendono le misure relative.
Vale ricordare come negli ultimi anni, sotto la spinta di una transizione verso l’elettrico che si è infranta contro la realtà dei limiti soprattutto legati all’infrastruttura di ricarica, molti costruttori siano usciti dal mercato del segmento A. Le citycar erano ritenute troppo costose da produrre e poco redditizie, con le normative europee da rispettare. Lo spauracchio era la normativa Euro 7, che è stata depotenziata dopo l’interlocuzione tra Europa e industria dell’auto, confermando di fatto i limiti alle emissioni già delle auto Euro 6. I pochi costruttori rimasti sulla scena del segmento A devono fare i conti con una concorrenza cinese sull’elettrico.
“L’Europa deve rendersi conto che ci vogliono regole per costruire auto piccole come le K-car giapponesi. Possono essere accessibili, ma anche emozionanti. Noi sappiamo fare auto compatte: la Pandina è la prova”, ha commentato Elkann.
Piccolo è bello, soprattutto se a prezzi accessibili.
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