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Toyota Corolla da 2 milioni di km: la leggenda che non si è mai fermata

Graeme Hebley ha percorso 2 milioni di chilometri con la sua Toyota Corolla del 1993 senza mai cambiare motore né trasmissione. Ecco perché l’affidabilità conta

Toyota Corolla da 2 milioni di km: la leggenda che non si è mai fermata
© Foto Dinuka Lankaloka, Unsplash

Luca TalottaLuca Talotta

16 lug 2025

In un mondo in cui le auto sembrano fatte per durare sempre meno, arriva dalla Nuova Zelanda una storia che ha dell’incredibile e che manda un messaggio fortissimo al settore automotive. Graeme Hebley, cittadino neozelandese, ha percorso 2 milioni di chilometri con la sua Toyota Corolla del 1993, senza mai dover sostituire motore né trasmissione. Un’impresa che sembra impossibile, e che invece è reale.

Nel 2000 Hebley acquistò quella Corolla già con 80.000 km alle spalle. Oggi, 25 anni dopo, la utilizza ancora quotidianamente per viaggi lunghi tra Wellington e New Plymouth, coprendo in media 5.000 chilometri a settimana. Numeri da record che hanno trasformato un’auto ordinaria in un’icona di affidabilità straordinaria.

Il segreto? Manutenzione costante e rispetto del mezzo

Hebley non è un collezionista, non è un fanatico dell’estetica o delle elaborazioni. È semplicemente un uomo che ha avuto cura della propria auto. La sua Toyota Corolla è stata revisionata ogni due settimane per 22 anni, un ritmo impensabile per la maggior parte degli automobilisti, ma coerente con il chilometraggio percorso: circa 10.000 km tra una revisione e l’altra.

Il meccanico che ha seguito la vettura per tutto questo tempo ha confermato: tutti i componenti principali sono ancora originali, con l’unica eccezione della cinghia di distribuzione, sostituita quasi 20 volte. Nessun problema grave, nessuna rottura improvvisa. Solo la conferma che la qualità costruttiva, unita alla manutenzione costante, può far vivere un’auto molto più a lungo di quanto si pensi.

Toyota, un brand che non tradisce

Non è un caso che la protagonista di questa storia sia una Toyota Corolla. Non solo è l’auto più venduta della storia – dal 1966 a oggi ha superato i 50 milioni di esemplari – ma è anche una delle vetture con la miglior reputazione in termini di affidabilità nel tempo.

Toyota vince ancora, e non solo nelle statistiche. Negli Stati Uniti, recenti analisi di J.D. Power sulle auto nuove più affidabili hanno premiato Lexus, marchio premium del gruppo giapponese, come il più solido. In un mondo dove l’obsolescenza sembra programmata e i costruttori spesso trascurano la durata a favore di design o tecnologia fine a sé stessa, Toyota continua a puntare su ciò che davvero conta per chi guida: sicurezza, longevità, concretezza.

L’industria ascolta o fa finta di nulla?

Questa storia dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per tanti costruttori. Perché non si tratta solo di un caso isolato, ma della prova concreta che la qualità paga nel lungo periodo. Eppure, nel mercato odierno, troppe Case si preoccupano solo di lanciare nuovi modelli ogni 12 mesi, infarcendoli di tecnologia a volte inutile, senza preoccuparsi davvero della tenuta nel tempo.

In tempi di crisi economica, gli automobilisti chiedono certezze. E questa storia lo dimostra: chi investe in un’auto vuole poterla usare per anni senza problemi, senza dover mettere mano al portafogli ogni 12 mesi per risolvere guasti elettronici o anomalie di progettazione. Ma quanti marchi rispondono davvero a questa esigenza?

La Corolla dei record

La Toyota Corolla non è solo l’auto di Graeme Hebley. È una protagonista della storia dell’automobile. Dal 1997 detiene il primato come modello più venduto di sempre. In Europa, per oltre un decennio, è stata venduta anche con il nome di Toyota Auris, ma il DNA non è cambiato. Telaio identificato con la sigla E, meccanica robusta, design funzionale, consumi contenuti.

È la classica auto che non fa notizia, finché non arriva a 2 milioni di chilometri senza morire. In un settore che spesso privilegia l’apparenza, la Corolla vince con i fatti.

Un messaggio per l’Italia

Il caso Hebley arriva dalla Nuova Zelanda, ma parla chiaro anche per il nostro Paese. Con l’aumento del costo della vita, l’automobile torna ad essere un bene primario per molte famiglie, che chiedono solidità e durata nel tempo. I marchi che non sapranno garantire questi elementi saranno semplicemente abbandonati dai consumatori.  

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