F.P.
18 lug 2025
Come se non bastassero i dazi al 25% sulla componentistica importata negli USA per la produzione auto, c'è una nuova mossa decisa dal Dipartimento per il Commercio, comunicata nella giornata di giovedì. E' indirizzata alle multinazionali cinesi attive nella fornitura di materie prime necessarie alla produzione delle batterie, nello specifico ai fornitori di grafite.
L'esportazione negli USA sarà soggetta al dazio del 93,5%, grafite che è un minerale cruciale per le pile agli ioni di litio, impiegato sugli elettrodi delle celle delle batterie - di modelli elettrici e ibridi -. Secondo le stime fatte da Panasonic e riportate dal New York Times, il costo della grafite incide per circa l’8% sul costo totale di una batteria e l’imposizione di dazi al 93,5% potrebbe tradursi in un aumento del costo di una singola batteria fino a oltre 1.000 dollari. Batteria che, è noto, rappresenta il componente più costoso su un'auto elettrica.
La mossa decisa dall’amministrazione Trump è diretta a colpire pratiche commerciali ritenute scorrette, il dumping sull’export della grafite, ovvero, la vendita fuori dal mercato interno a prezzi inferiori, con ripercussioni sulla concorrenza.
I produttori di celle per batterie la cui catena di approvvigionamento fa affidamento a fornitori cinesi dovrà sostenere il costo extra di importazione della grafite “cinese”. Quanto all’alternativa della grafite made in USA, Tesla si è detta pronta a farvi affidamento ma ha sollevato le criticità presenti sia nella capacità di fornire gli elevati volumi richiesti dai produttori di celle, che sui livelli qualitativi e di purezza del minerale necessario per il rivestimento dell’anodo all’interno di ogni singola cella delle batterie.
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