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BYD nella top 20 dei brand auto più venduti in Italia: e i marchi storici?

In soli sei mesi BYD supera Alfa Romeo e si impone nel mercato italiano con risultati da record nei segmenti 100% elettrico e ibrido plug-in. È la conferma che la mobilità elettrica cinese non è più il futuro, ma il presente.
BYD nella top 20 dei brand auto più venduti in Italia: e i marchi storici?
© Farrel Atharic su Unsplash

Luca TalottaLuca Talotta

6 ago 2025 (Aggiornato il 7 ago 2025 alle 07:37)

Lo si sospettava da mesi, ora è ufficiale: BYD entra nella top 20 dei brand automobilistici più venduti in Italia, con un sorpasso simbolico e rumoroso su marchi storici come Alfa Romeo. Una scossa non da poco per un mercato ancora troppo ancorato a dinamiche del passato, incapace, spesso, di vedere cosa sta succedendo davvero.

2.268 immatricolazioni solo a luglio (di cui 1.967 solo passenger car), una quota mensile dell’1,7%, e una crescita esplosiva a tre cifre sul 2024. Ma soprattutto: 13.138 veicoli immatricolati da gennaio, che valgono l’1,2% del mercato totale italiano. Un dato che conferma come la Cina stia mangiandosi pezzi interi del settore automotive europeo, con l’Italia che osserva, immobile.

Una crescita inarrestabile, trainata dall’elettrificazione

La vera forza di BYD? La sua leadership nei segmenti NEV, ovvero le auto New Energy Vehicle, cioè BEV (elettriche pure) e PHEV (ibride plug-in). A luglio, BYD ha immatricolato 1.967 NEV con una quota del 13,4% sul segmento. Da inizio anno il brand è primo in Italia nel comparto elettrificato con 11.531 unità e una quota dell’11%.

Nei PHEV, BYD straccia tutti: 1.408 unità a luglio, 16% di quota, 8.419 sul cumulato annuo con 15,5% di penetrazione. Anche nel BEV puro la cinese si fa rispettare: 559 veicoli elettrici a luglio (10%) e 3.112 da inizio anno (6,1%).

Un dominio che non è più episodico, ma sistemico. E che dovrebbe far riflettere, in particolare quei costruttori italiani ed europei che da anni parlano di transizione ecologica ma producono ancora modelli ibridi timidi e con listini poco competitivi.

Un’offensiva commerciale senza precedenti

A conferma di quanto BYD stia facendo sul serio, va detto che la sua presenza in Italia è attiva solo da sei mesi pieni, ma già può contare su:

  • una rete commerciale in espansione;
  • una strategia di marketing aggressiva;
  • un portafoglio prodotti competitivo, con modelli adatti sia al privato che al noleggio.

E non finisce qui. Il marchio ha annunciato una nuova offensiva di prodotto nell’ultimo trimestre del 2025, con nuovi modelli in arrivo, pronti a consolidare la presenza e aggredire ulteriori quote. La casa madre cinese non si nasconde: punta a scalare rapidamente anche la top 10 italiana. E a questo punto, nessuno può più permettersi di sottovalutarla.

Un pericolo ignorato: marchi italiani sempre più in affanno

L’ingresso di BYD nella top 20 è un segnale d’allarme per l’industria italiana, che continua a dormire sotto il peso di strategie conservatrici e modelli datati. Il sorpasso su Alfa Romeo è emblematico: non solo in termini di numeri, ma anche di percezione del valore e innovazione.

Nel Paese che ha dato i natali alla Fiat 500 e alla Panda, oggi si vendono più BYD Seal e Dolphin che Giulia o Tonale. Questo dovrebbe far sobbalzare le sedie dei dirigenti, dei ministeri e di chi governa l’automotive nazionale. Perché il rischio è che, mentre si discute di incentivi e bonus, il treno dell’auto elettrica lo guidino altri. E lo guidano veloce.

Noleggio e flotte, altro terreno conquistato

La crescita di BYD non si limita al mercato privato. Anche nel noleggio a lungo termine e nei canali business, il brand ha registrato un’espansione trasversale, con un’offerta che si adatta bene alle esigenze di costi, efficienza e sostenibilità.

I segmenti LCV (veicoli commerciali leggeri), spesso trascurati nei report di mercato, stanno diventando un nuovo fronte di conquista, con quote in crescita grazie a modelli full electric pensati per la logistica urbana e per il delivery.

In altre parole, BYD non solo vende auto, ma sta riscrivendo le regole di come si costruisce una penetrazione commerciale efficace in Europa. Un manuale che molti costruttori occidentali sembrano non aver ancora letto.

La reazione delle Case europee? Tiepida, e fuori tempo massimo

Invece di contrastare direttamente BYD e gli altri colossi cinesi sul piano dell’innovazione e dei prezzi, la risposta dell’Europa è stata burocratica: dazi, barriere, protezionismo. Misure che, nel breve periodo, potranno rallentare l’ascesa, ma non impediranno l’arrivo dell’onda cinese.

BYD ha già pianificato la costruzione di stabilimenti in Europa, un modo per aggirare le restrizioni e diventare un attore interno al mercato UE. Una mossa che evidenzia ancora una volta la miopia strategica di chi, in Italia e in Europa, ha avuto vent’anni per prepararsi e ora si ritrova a rincorrere.

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

Con una crescita come quella attuale, è realistico pensare che BYD possa chiudere il 2025 nella top 15 dei brand più venduti in Italia, superando altri marchi blasonati e storici. Il problema è che, mentre BYD cresce, molti costruttori italiani ed europei non riescono nemmeno a difendere le posizioni, soffocati da una burocrazia lenta, da scelte industriali incerte e da una comunicazione inefficace.

 

 

 

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