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16 set 2025
La storica fabbrica di VM Motori a Cento (FE) è passata ufficialmente dal controllo di Stellantis a quello del gruppo torinese Marval tramite la Gamma Holding. Un’operazione inevitabile ma che porta con sé domande pesanti: saranno salvaguardati i posti di lavoro? Ci sarà un vero rilancio industriale o si tratta solo di dismissione?
Fondata nel dopoguerra da Vancini e Martelli, VM Motori è sempre stata un’eccellenza italiana nella produzione di motori diesel.
Negli ultimi anni, tuttavia, l’azienda ha vissuto un progressivo ridimensionamento: da oltre mille dipendenti a circa 350, produzione automobilistica in calo, uso della cassa integrazione.
Anche la conversione verso motori per uso industriale e marino è avvenuta già da qualche tempo, come tentativo di rispondere ai cambiamenti del mercato.
Marval è un’azienda con sede a Torino, specializzata in lavorazioni meccaniche di precisione, in particolare componenti motore, cambio, freni e sospensioni, con capacità su ghisa, alluminio e acciaio.
Opera in Italia, Regno Unito e Cina, ed è controllata dal fondo Azzurra Capital.
L’accordo vincolante per l’acquisizione è stato firmato tramite Gamma Holding, società creata dagli azionisti di controllo di Marval.
Le parti coinvolte (Stellantis, Marval, Regione Emilia-Romagna, sindacati, enti locali) hanno assicurato che l’operazione garantirà la continuità produttiva dello stabilimento e il mantenimento dei 350-circa dipendenti.
La Regione ha convocato un tavolo congiunto il 15 settembre per valutare il piano industriale, con particolare attenzione all’impatto sociale e occupazionale.
Da parte di Stellantis, la vendita rientra in un più ampio piano di riorganizzazione che tiene conto della transizione verso l’elettrico e della contrazione della domanda di motori diesel tradizionali in Europa.
I sindacati, pur non opponendosi all’operazione, esprimono cautela: chiedono certezze su commesse future, su un piano industriale solido, su garanzie che non corra il rischio che lo stabilimento diventi marginale.
Critici anche alcuni osservatori: questa cessione è stata preceduta da anni di indebolimento, e per alcuni il cambio di proprietà rischia di mascherare una lenta uscita dal mercato dei motori diesel.
Nonostante le promesse, la sensazione è che siamo davanti a una scelta obbligata, più che una vera opportunità. È giusto che Stellantis abbandoni il diesel — lo chiede il mercato e lo chiede l’ambiente — ma non è accettabile che l’Italia si trovi a perdere pezzi della propria capacità industriale senza un disegno forte che guardi al domani.
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