Auto ibride in ZTL: il codice della strada dice sì, i comuni fanno cassa

Le auto ibride per legge possono entrare nelle ZTL, ma molti comuni continuano a multare
Auto ibride in ZTL: il codice della strada dice sì, i comuni fanno cassa

Luca TalottaLuca Talotta

24 set 2025

Le auto ibride per legge possono entrare nelle ZTL, ma molti comuni continuano a multare. Così gli automobilisti pagano, fanno ricorso e vincono, in un circolo assurdo che dimostra ancora una volta quanto il settore sia penalizzato da scelte arbitrarie. 

Il nodo delle auto ibride e le ZTL

La questione dell’accesso alle ZTL con le auto ibride è ormai diventata una vera giungla normativa. Il codice della strada, dal 2018, equipara i veicoli ibridi a quelli elettrici per l’ingresso nelle zone a traffico limitato. Eppure, nonostante questa norma nazionale, moltissimi comuni italiani hanno deciso di ignorarla, emanando ordinanze locali che escludono o limitano gli ibridi. Risultato? Gli automobilisti vengono multati, fanno ricorso e quasi sempre vincono. Una battaglia che però costa tempo, soldi e frustrazione a chi ha semplicemente rispettato la legge.

Roma, il caso più eclatante

A Roma la situazione è ormai paradossale. Il comune continua a emettere multe agli automobilisti con auto ibride che accedono alle ZTL, nonostante decine di sentenze del giudice di pace abbiano già annullato i verbali. «Il codice della strada è norma di rango superiore rispetto alle ordinanze comunali» ha spiegato l’avvocata Giulia Spadazzi, che segue diversi casi. E infatti tutti i ricorsi vengono accolti, con tanto di condanna alle spese per il comune. Ma l’amministrazione non demorde, continuando a fare cassa sulla pelle dei cittadini. In un caso del 2025, il tribunale ha obbligato il Campidoglio a risarcire oltre 200 euro.

È un circolo vizioso: il comune multa, l’automobilista ricorre, il giudice annulla. Ma intanto i cittadini devono anticipare spese legali, contributi e bolli che spesso superano il valore della stessa sanzione. Una vera e propria ingiustizia.

Milano e le restrizioni a macchia di leopardo

Non solo Roma. Anche Milano ha introdotto regole arbitrarie, distinguendo tra auto ibride più o meno “pulite”: alcune possono entrare gratis in Area C, altre devono pagare. Ma se il codice della strada non fa differenze, con quale diritto lo fanno i comuni? La risposta è semplice: nessuno. Si tratta di provvedimenti illegittimi, come spiegano diversi avvocati che hanno seguito i ricorsi. Ma intanto gli automobilisti sono costretti a districarsi in un labirinto di regole che cambiano di città in città, senza alcuna certezza del diritto.

Una legge mai modificata

Tutta questa confusione nasce da un comma inserito nel codice della strada nel 2018, durante il governo gialloverde. La norma prevedeva l’accesso libero alle ZTL per le auto ibride, insieme a quelle elettriche. Già allora i sindaci protestarono, temendo un aumento del traffico nei centri storici. L’allora ministro Danilo Toninelli aveva promesso una modifica per limitare il privilegio solo agli elettrici. Ma quella modifica non è mai stata fatta. Da allora, le città hanno iniziato a “inventarsi” restrizioni, senza alcun fondamento giuridico.

I cittadini pagano il prezzo della confusione

La conseguenza è che a rimetterci sono sempre gli automobilisti. Chi riceve una multa deve scegliere: pagare e subire un’ingiustizia oppure affrontare un ricorso lungo, costoso e incerto. Alcune udienze a Roma per multe del 2025 sono già fissate per il 2027. Tempi biblici che scoraggiano molti a far valere i propri diritti. In pratica, i comuni contano sul fatto che la gente preferisca pagare piuttosto che affrontare anni di carte bollate. Un modo facile per fare cassa, ma profondamente scorretto.

Serve chiarezza, non giungla normativa

La vicenda delle auto ibride nelle ZTL dimostra ancora una volta come in Italia il settore automobilistico venga spesso trattato come un bancomat. Gli automobilisti rispettano una norma nazionale, ma vengono puniti da regolamenti locali. È inaccettabile. Serve urgentemente una riforma che chiarisca una volta per tutte la questione, ristabilendo il principio di certezza del diritto. Non si può continuare a lasciare i cittadini in balia di ordinanze locali in contrasto con la legge.

 

 

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