Parco auto italiano invecchia, emissioni in aumento: arriva il primo report SUNRISE

Dal 2019 al 2024 +2,9% di CO₂: il rinnovamento del parco e misure mirate diventano urgenti secondo MOST
Parco auto italiano invecchia, emissioni in aumento: arriva il primo report SUNRISE
© Most

Luca TalottaLuca Talotta

Pubblicato il 24 ottobre 2025, 05:24

Il trasporto su strada in Italia sta vivendo un fenomeno inedito: nonostante l’orientamento verso l’elettrico e le politiche ambientali, si registra una “ricarbonizzazione” del parco viaggiante, con un aumento delle emissioni rispetto ai valori pre-pandemici. Nel primo rapporto del Osservatorio SUNRISE, promosso da MOST – Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, emerge un quadro contraddittorio: il veicolo elettrico guadagna terreno sulla carta, ma nella realtà le auto a benzina e diesel continuano a fare il grosso del lavoro quotidiano.

Tra il 2019 e il 2024, il venduto di auto a carburanti tradizionali è cresciuto del 3,5 % e le emissioni di CO₂ sono aumentate del 2,9 %, secondo i dati TTW (Tank-to-Wheel). Questa inversione di tendenza solleva interrogativi seri sulla capacità delle politiche attuali di centrare gli obiettivi climatici europei per il 2030 e il 2035.

Nuovi dati, nuova visione del parco circolante

Una delle novità più rilevanti del rapporto è la metodologia ad “osservazione reale” del parco veicolare e delle percorrenze effettive, contrastando stime tradizionali spesso basate su ipotesi astratte. Nel 2024, le percorrenze totali stimate raggiungono circa 520 miliardi di veicoli·km, di cui:

  • circa 415 miliardi attribuiti ad autovetture
  • oltre 56 miliardi a veicoli commerciali leggeri
  • circa 30 miliardi a mezzi pesanti
  • il resto distribuito tra motocicli e autobus

In termini di numerosità, si stima che 47 milioni di veicoli circolino effettivamente, un numero inferiore a quanto risulterebbe semplicemente contando le immatricolazioni. Infatti, il rapporto rileva che 12 % delle auto e 32 % dei motocicli iscritti al PRA non circolano.

Interessante è la disarticolazione per classi EURO: i veicoli più datati (oltre 20 anni) rappresentano solo il 10 % dei chilometri percorsi ogni anno. Ciò implica che, sebbene molti veicoli vecchi siano registrati, la loro incidenza sull’effettivo uso stradale è molto ridotta.

Emissioni NOx e PM: revisioni necessarie

Il rapporto ribalta alcune assunzioni consolidate: i metodi tradizionali attribuivano al traffico stradale il 57 % delle emissioni NOx e il 14 % dei PM2,5. Tuttavia, con la diffusione di veicoli Euro 6, ibridi ed elettrici, il contributo reale del trasporto potrebbe essere significativamente più basso. Questo implica che il ruolo del settore nel contesto urbano andrebbe rivisto, con politiche su misura per fonti diverse dal solo traffico.

Il peso veicolare gioca un ruolo cruciale nei consumi e nelle emissioni: se per i motori a combustione l’aumento della massa comporta un peggioramento delle prestazioni emissive, nei veicoli elettrici l’effetto è attenuato dalla rigenerazione dell’energia in frenata. Ne consegue che un SUV elettrico è, proporzionalmente, meno penalizzato rispetto al suo equivalente termico. Tuttavia, il fenomeno del “gigantismo” — l’aumento delle dimensioni e dei pesi medi — rappresenta un freno all’efficienza complessiva del parco veicolare.

Proiezioni al 2030/2035 e il nodo decarbonizzazione

Lo studio costruisce vari scenari evolutivi, che oscillano tra ottimismo e pessimismo:

  • Nel migliore degli scenari, si prevede una riduzione del traffico stradale rispetto al 2024 di circa 6 %.
  • Nel peggiore, è atteso un incremento del 7 %.
  • Rispetto al 2005, le emissioni di CO₂ potrebbero scendere tra il 10 % e il 24 %, ben lontane dal target del -43 % fissato dal pacchetto “Fit for 55” per il 2030.
  • Una criticità emergente è il peso crescente del trasporto merci: furgoni e camion sono difficili da elettrificare su larga scala nel breve termine e rischiano di spingere verso l’alto l’impatto globale del settore.

Il rapporto martella su un messaggio chiaro: con le politiche attuali, l’Italia difficilmente riuscirà a rispettare gli obiettivi europei. Serve una azione correttiva, modulata, non solo verso i veicoli leggeri, ma anche verso la logistica, la mobilità urbana e la domanda del cittadino.

Le leve di intervento suggerite

Per invertire la tendenza, il rapporto SUNRISE indica alcune misure concrete:

  • Diffusione dei biocarburanti in particolare per il trasporto pesante, come strumento transitorio.
  • Promozione della guida sostenibile e dell’eco-driving per migliorare l’efficienza operativa.
  • Incentivi al ridimensionamento del parco veicolare, scoraggiando il gigantismo e favorendo vetture più compatte.
  • Ottimizzazione dei carichi nei veicoli commerciali leggeri per ridurre i viaggi vuoti e inefficienze.
  • Un approccio di neutralità tecnologica, valutando le emissioni sull’intero ciclo (WTW, well-to-wheel) e non solo sull’uso diretto.

Con un pacchetto integrato di queste misure, lo studio afferma che non solo sarebbe possibile avvicinarsi ai target, ma in scenari favorevoli addirittura superarli, con benefici tangibili sulla qualità dell’aria urbana.

Spunti di riflessione

Il primo report dell’Osservatorio SUNRISE lancia un allarme: l’auto italiana rischia di arretrare nel percorso verso la decarbonizzazione. Le emissioni crescenti e l’invecchiamento del parco non sono fenomeni inevitabili, ma il sintomo di una transizione mal governata.

I dati restituiscono una fotografia più articolata e realistica della mobilità: non basta contare le immatricolazioni, occorre capire chi e quanto circola realmente. E in questo panorama, la mobilità urbana, i mezzi commerciali e il trasporto merci emergono come fronti decisivi su cui intervenire.

Per invertire la rotta non basta incentivare auto elettriche: serve un’azione coordinata su infrastrutture, modelli urbani, politiche di mobilità, gestione delle flotte, e un coinvolgimento forte delle filiere energetiche.

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